Nel calcio l’orgoglio del senegalesi

Urlare a squarciagola “goool”, a migliaia di chilometri da casa. Ti fa sentire vicino ai tuoi fratelli, agli amici, che in quello stesso istante si abbracciano davanti al televisore.
È la sensazione provata ieri pomeriggio dal signor Lo, 32enne, senegalese, che insieme a tre suoi connazionali ha goduto vedendo la propria nazionale umiliare i campioni del mondo. Vive in Italia da quattro anni, e da una manciata di mesi a Cosenza. Per guadagnarsi da vivere, fa l’ambulante. Nella zona della “salita di Pagliaro”, lo conoscono tutti per la sua gentilezza.
“Buonasera Lo, tanti auguri per la vittoria sulla Francia”. Le signore, i commercianti e persino una vigilessa, si complimentano. Lui sorride: “Per noi, oggi è una pagina di storia. I francesi ci stanno un po’ antipatici. Il Senegal è stata una loro colonia fino al 4 aprile 1960, quando se ne sono andati. Nel mio paese la povertà è una cosa che si tocca con mano. Però sono sicuro che almeno questa sera tutti dimenticheranno i problemi. Ho telefonato a casa. Mio fratello era felicissimo. Ha detto che avrebbe comprato un agnello per festeggiare. Lo cuciniamo con una ricetta particolare, e viene fuori un piatto buonissimo che si chiama Muto”.
Ad ogni popolo la sua forma di scaramanzia calcistica. I senegalesi di Cosenza hanno seguito la partita indossando la maglia della nazionale. Casacca bianca, contornata di verde, giallo e rosso. “Per noi, vedere la Francia in ginocchio, è una doppia soddisfazione. I nostri calciatori militano tutti nelle squadre francesi. Il portiere Sylva è del Monaco, Fadiga gioca nell’Auxerre. Anche Diouf, il nostro idolo sportivo, sta lassù e guadagna tre miliardi all’anno. È comico vedere il campione Vieira uscire perdente da una sfida con il Senegal. Proprio lui, che è nato come me a Dakar, ma è stato naturalizzato in Francia. Se fossero rimasti a giocare in patria, avrebbero guadagnato una cifra pari ad un milione e mezzo al mese di vecchie lire”.
Adesso Lo pensa alla prossima partita, contro la Danimarca. Un’altra vittoria farebbe sognare lui ed i tanti milioni di senegalesi migranti. Perché quando vince la squadra che ci rappresenta, in qualunque angolo del mondo viviamo, si ha l’impressione di respirare l’aria della propria terra.
Claudio Dionesalvi
Il Quotidiano, 1 giugno 2002

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