«L’azienda vuole andare via. Addio completamento»

«Non vogliamo più essere presi in giro dal dottore Pecorelli, che fa gli accordi e poi se li rimangia».
Gli operai della Bocoge sono infuriati. «Chiediamo alle istituzioni – ha affermato un portavoce – che hanno annunciato un finanziamento da 112 miliardi, di sbloccare immediatamente questi soldi. Se ci sono veramente. L’impresa sostiene di voler licenziare perché i soldi non ci sono». Le recenti manifestazioni dei lavoratori avevano prodotto il primo importante risultato dello sblocco dei 17 miliardi che spettavano all’azienda. Il progetto prevedrebbe ora la realizzazione della cosiddetta “piazza Vermicelli”, un’area che comporta la spesa di 38 miliardi e dovrebbe ospitare un auditorium, due sale cinematografiche, un centro commerciale e spazi sociali per gli studenti. Renato Costabile, della Filca-Cisl, ha spiegato ieri che «i lavoratori non sono stati licenziati, ma sospesi in cassa integrazione ordinaria in base all’accordo del 23 novembre. I dipendenti contestano il criterio con il quale sono stati mandati fuori dall’attività produttiva. Le segreterie sindacali chiedono, dopo questa sospensione momentanea, il rientro dei lavoratori».
Una posizione ribadita dal segretario provinciale della Fillea-Cgil, Gaetano Pignataro. «La nostra preoccupazione – ha detto – è che attraverso la gestione di questo strumento, e cioè la sospensione dei lavoratori – e non l’attivazione della cassa integrazione come avevamo concordato – l’azienda pensa di liquidare i dipendenti per mettere in forse le scelte complessive sul completamento del campus. Dopo l’accordo tra Bocoge ed Impregilo si è affermata una scelta, da parte degli imprenditori, che punta al guadagno immediato e alla non disponibilità sullo sviluppo dell’università. L’azienda se ne vuole andare. Rivendichiamo, dunque, un tavolo vero di concertazione. Centododici miliardi sono stati determinati. C’è un impegno di spesa del ministro dell’Università: 50 miliardi per il completamento delle residenze. Altri 50 rientrano nella definizione di Piazza Vermicelli, Questo atteggiamento ci preoccupa. Ravvisiamo dietro l’intera operazione la messa in liquidazione della struttura».
Lo scontro tra sindacati e azienda è avvenuto sulla legge 223 del ‘91. L’applicazione dell’articolo 10 chiesta dalle segreterie, prevede la cassa integrazione per 13 settimane, più un quarto del tempo previsto per la realizzazione dell’opera. Essendo, nello specifico, un tempo non inferiore ai 24 mesi, la C.I. si protrarrebbe per sei mesi. Intanto, verrebbero sbloccati finanziamenti e i lavoratori sarebbero riassorbiti. Ma l’impresa a questa ipotesi ha detto “no”. Impregilo vuole seguire le indicazioni dell’articolo 11: sospensione, licenziamento dopo i 27 mesi di C.I. e conseguente mobilità. In serata, Rifondazione comunista ha espresso solidarietà ai lavoratori.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 27 novembre 1999

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