Nel cortile del “Gramna”

Il concerto dei Modena City Ramblers, avvenuto un mese fa nell’auditorium del liceo classico, diventa pretesto per una riflessione sul passato del Gramna. Infatti, il gruppo emiliano aveva suonato già due volte nel centro sociale. Serbatoio di musica giovanile, culla di iniziative che si sono riversate nella città, lo spazio autogestito di Caricchio vive oggi una fase di studio ed elaborazione di progetti.
Passeggiare nel suo cortile vuole dire ritrovare l’ombra di storie  perdute. Nella fase che precede il tramonto, la luce solare perde l’egemonia sul buio e cede il campo ad una luminosità anomala, che evoca spettri. Il piazzale del Gramna diviene teatro di ricordi. Si rivede un poliziotto che spara tra la folla per ritrovare la via di fuga perduta, dopo aver deturpato l’allegria di un concerto. È possibile ascoltare la voce ritmata di “Tato”, il ragazzo spagnolo vissuto nell’ex-Villaggio del Fanciullo. “Come vorrei poter girare ancora il mondo e fare tutto quello che facevo un tempo. Le cose più banali e prive di senso mi appaiono oggi con un valore inestimabile”, ha detto “Tato” prima di morire, travolto da un male incurabile. Nel cortile del Gramna è possibile tornare alla tragedia di Maruzzo, sfuggito alla vita in una maledetta notte di agosto, otto anni  fa. Ricordi funesti si mescolano ai momenti di gioia: migliaia di persone ballano, seguendo la disarmonia delle posse. Capelli colorati di ragazzi provenienti dai quattro angoli della regione, ansiosi di vedere con i loro occhi se è vero che in Calabria esista un posto così, un territorio liberato. L’odore del fumo dolciastro di un’erba proibita, che impregna i muri dell’edificio a forma di nave, racconta le peripezie di una banda di propositivi “scalmanati” che hanno fatto di tutto per importare i rumori e le spinte culturali della metropoli in una città provinciale come Cosenza, tanto ricca quanto povera. E si rivedono estenuanti assemblee e partecipati dibattiti sulla lotta all’eroina, l’antirazzismo, la memoria storica, le istituzioni totali, il femminismo, l’antiproibizionismo, i popoli in lotta, l’immigrazione.
Le poesie di Raffaele De Luca appaiono in dissolvenza su un film di Buñuel proiettato in drive in. Un gruppo di “drughi” urlanti rientra alla base dopo una rissa con i fascisti. Oggi il Gramna ripensa al suo passato e spia il futuro dal buco della serratura. Forte dei suoi sei processi penali e di 104 denunce, pretende una ricchezza pubblica che appartiene ai cittadini e agli esclusi. La nave dei pazzi si candida a recuperare la rotta verso l’utopia, sperando che i giovani cosentini guariscano dalla sindrome che incolla uomini e donne alla comoda sedia dello spettacolo totale. Il Gramna riprova ad esistere. Nella più piena autonomia.
Claudio Dionesalvi
Teatro Rendano, n° 11  1999

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