E un anno fa Padre Pio “appariva” in via Rivocati

«Padre Pio non aveva nulla da fare ed è venuto qui». L’ironia dissacrante dei cosentini, condensata nella battuta di una vecchia signora vestita di nero, riporta alla memoria quel 14 agosto ‘98, quando centinaia di persone accorsero in via Rivocati, per assistere al “miracolo”. È trascorso un anno. Su una mattonella, al secondo piano di un edificio come tanti altri, si materializzò l’immagine di una figura umana. A notare quella strana macchia di umidità di buon mattino, fu una signora che lavava il pavimento del pianerottolo. «Oh mio dio, quello è Padre Pio», aveva urlato. Un’esclamazione che si proiettò automaticamente sulle labbra dei vicini di casa, accorsi nelle scale, richiamati dalla voce di quella donna.
L’aspetto veramente prodigioso dell’evento era tutto nella rapidità con cui centinaia di persone piombarono nel quartiere. La città era spenta, assopita nell’arida vigilia del giorno più caldo dell’anno. Eppure, in via Rivocati la gente faceva la fila per passare attraverso quell’angusto portone. Il passaparola penetrò fino all’interno delle redazioni e i pochi cronisti disponibili si precipitarono sul luogo del prodigio. Davanti ai loro occhi si presentò uno spettacolo sociale rilevante. Malati, finti sacerdoti, venditori di immaginette, profeti della fine del mondo, semplici curiosi… in quell’angolo remoto della città si era trasferito uno scorcio di San Giovanni Rotondo. La zona era stata transennata, sul posto erano già intervenuti i carabinieri. I militari presidiavano l’edificio per evitare incidenti. E poi c’era quella macchia che obiettivamente aveva sembianze molto umane. Sembrava un’immagine dipinta ad acquerello: il volto di un anziano barbuto e stempiato, sereno, quasi imbalsamato, con un abito scuro che evocava il saio francescano. Gli abitanti del palazzo accolsero inizialmente l’evento con un cauto entusiasmo.
Ma ben presto la situazione divenne insostenibile. La gente arrivava da tutte le parti. E per 48 ore il pianerottolo fu teatro di un pellegrinaggio intenso e variopinto. La parola d’ordine era: «Interpretiamo questo segnale». Dalla Curia partì un invito alla prudenza. Il più famoso dei francescani cosentini, Padre Fedele Bisceglia, espresse il suo scetticismo, ma si soffermò sul «miracolo umano» rappresentato da quella folla di fedeli.
Per due sere, la polizia tentò invano di dissuadere i visitatori. I condomini erano esausti, e il flusso di curiosi si intensificò quando si sparse la voce che una giovane cosentina, abitante nel palazzo del “miracolo”, si sarebbe sposata, qualche giorno dopo, con un ragazzo di nome Pio, originario del paese in cui è nato Padre Pio. Una coincidenza inquietante. I genitori della ragazza erano giustamente esausti. Minacciarono di chiamare la “celere”. «Ho un parente poliziotto. Se nel giorno del matrimonio di mia figlia la strada è ancora intasata da questo assurdo pellegrinaggio, faccio sgomberare tutti con la forza», disse il padre.
Non ce ne fu bisogno. Improvvisamente, così come si era materializzata, l’immagine di Padre Pio iniziò a dissolversi. Qualcuno insinuò: «Sono stati gli abitanti del palazzo. Non ne potevano più di questo viavai e hanno cancellato la macchia con l’aceto». In realtà, quasi certamente, il pavimento aveva riassorbito il bizzarro alone di umidità. Ma la gente non si rassegnò e nei giorni successivi continuò a scrutare il pianerottolo: «Adesso – dicevano tutti – soltanto ai veri fedeli e devoti è concesso di scorgere Padre Pio. Gli altri non riescono a vederlo» .
Con l’arrivo dell’autunno, l’eco del miracolo estivo si è spenta. La mattonella prodigiosa è stata coperta con una teca di vetro, circondata da immagini sacre. Oggi, per commemorare l’evento, nella chiesa di San Nicola sarà celebrata una messa. Gli abitanti di via Rivocati sperano che Padre Pio ritorni a comunicare con i viventi. E gli abitanti del palazzo tengono d’occhio il pianerottolo. Meglio restare vigili.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 14 agosto 1999

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