
Scaraventato a terra, costretto a inginocchiarsi, ammanettato, portato in questura e trattenuto per un intero pomeriggio. È successo al giornalista Gabriele Carchidi, direttore del blog di informazione iacchite’. Sabato pomeriggio stava andando in redazione quando una volante della polizia lo ha fermato mentre percorreva a piedi il lungo viale che collega il quartiere in cui abita, contrada Andreotta, al centro di Cosenza.
Alla richiesta di identificazione, il cronista avrebbe fornito le proprie generalità a voce, ma si sarebbe rifiutato di consegnare i documenti perché sprovvisto della carta d’identità in quel momento e deciso a raggiungere al più presto la redazione. Sono seguiti momenti di tensione, culminati nella manovra di placcaggio “all’americana”, che gli agenti di polizia anche in Italia eseguono imitando i loro colleghi statunitensi che il 25 maggio 2020 a Minneapolis soffocarono e uccisero George Floyd, provocando la successiva rivolta del movimento Black Lives Matter. Il violento fermo di Carchidi è avvenuto davanti a centinaia di testimoni.
I poliziotti avrebbero tentato di intimorire i passanti, che hanno videoregistrato tutto, intimando di spegnere subito i loro dispositivi e allontanarsi immediatamente. La scena è stata ripresa da numerosi telefonini e nelle ore successive ha invaso il web sollevando un’ondata di proteste indignate, non solo sui social network. Giornalisti, sindacati, esponenti politici ed associazioni chiedono pubbliche spiegazioni al questore e annunciano interrogazioni parlamentari. Tra i tanti, Peppe De Cristofaro e Ilaria Cucchi di Sinistra Italiana, Anna Laura Orrico del Movimento 5stelle. L’organizzazione politica La Base ha indetto un presidio di protesta per domani pomeriggio davanti alla prefettura di Cosenza, mentre la Cgil lo organizza per giovedì prossimo. Si indaga sulla dinamica e sulle reali cause delle tensioni che avrebbero spinto gli agenti a usare le maniere forti nei confronti del giornalista.
La questura parla di «ostilità da parte del cronista». Nei giorni precedenti il fermo avvenuto sabato scorso, la testata online diretta da Carchidi aveva pubblicato un articolo di denuncia su presunti episodi di minacce e intimidazioni reciproche che sarebbero avvenuti tra i poliziotti in servizio nel reparto mobile della questura cosentina. Da oltre un decennio il blog iacchite’ propone un’informazione d’assalto e ogni giorno registra decine di migliaia di visualizzazioni. I redattori e collaboratori sono da sempre oggetto di querele. Negli anni hanno subito diverse aggressioni fisiche da parte di esponenti della malavita locale.
«Non è la prima volta che mi capitano situazioni del genere. Subisco in continuazione perquisizioni, notifiche, pedinamenti, minacce di ogni tipo. Io ed il mio collega e redattore Michele Santagata andiamo avanti lo stesso. Crediamo di essere fautori di un giornalismo basato sulla controinformazione. Non guardiamo in faccia nessuno». E ancora: «Tra le forze dell’ordine, tanti agenti stanno dalla nostra parte perché denunciamo il malaffare, i rapporti tra politica e ‘ndrangheta, gli interessi sporchi dei gruppi di potere che avvelenano la vita civile in Calabria. Non è bello essere perseguitati da persone al servizio delle stesse istituzioni che in teoria dovrebbero proteggerci. Ma continueremo a lavorare. Ce lo chiedono i calabresi stufi di subire le connivenze tra poteri criminali e costituiti – conclude Carchidi -. E noi siamo stufi esattamente come loro».
Claudio Dionesalvi
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