Chiamo “senziente” quella scrittura che non ha carattere definitivo, non è verticale, non ha l’ossessione di trasmettere senza preoccuparsi dell’impatto su chi riceverà le sue parole. Al contrario, questa modalità della scrittura mantiene vivi i propri cinque sensi e dopo essere pubblicata riesce ancora ad ascoltare, raccogliere, assimilare i racconti di chi ne è lettore. È una scrittura disposta ad aggiornarsi e modificarsi in continuazione. Non ha nulla da “restituire” (odioso termine utilitarista, molto di moda nell’odierna cultura accademica e nel recente politichese), bensì tende a rigenerare, anzitutto se stessa.
Su Radio Ciak ne parlo con Elisa Chiriano dal minuto 33:30
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