Si dilata il tempo, lo spazio si comprime. Chi è stato prigioniero sa quanto sia arduo sognare libero da incubi all’interno di una cella. Modificando la coscienza, la detenzione costringe ad affinare le doti creative. Pur di impegnare giornate prive di costrutto, si riesce a divenire cuochi, scrittori, lettori, artigiani in ambienti compressi e con strumenti limitati.
Ci sono persone che entrano nelle carceri per lavorare e finiscono per condividere le sofferenze della privazione. Tra le esperienze che un docente possa vivere, l’insegnamento in prigione è una delle più motivanti e formative. Per sé stesso e per chi frequenta le sue lezioni.
Alessia Genovese è una giovanissima e brillante professoressa di Calabria. Verdi gli occhi di prateria sibarita, luminoso lo sguardo di sole nascente sul Pollino, rosa la pelle di pescheto fiorito: Alessia ha i colori della terra da cui proviene, lo Jonio cassanese. Ha scelto di tornarvi, dopo gli immancabili anni di gavetta tra le cattedre del nord. Nel carcere di Rossano, dove insegna Italiano, trasfonde poesie, sorrisi, passioni letterarie. I suoi alunni, privati della libertà, riconoscono in lei la saggezza delle maestre antiche. E come a volte accade, la ri-conoscenza diviene poesia, verso lirico, emozione cantata, in una delle più espressive delle forme possibili: il rap!
“Cinque mesi fa – racconta Alessia – ho iniziato a insegnare nel carcere di Rossano. Quando ho avuto la conferma di questo incarico non sapevo cosa aspettarmi. Mi chiedevo chi mi sarei trovata davanti. Ho imparato a conoscere i miei alunni e le loro ombre. Alcune che riparano piccoli spazi, altre grandi come oceani. Ho imparato che anche in carcere si può imparare tanto. Solo con una penna, un foglio e qualche libro stiamo cercando di ricostruire qualcosa che loro hanno perso. Non per sempre però. Qualcuno ci crede di più. Qualcuno sta in silenzio in un angolino e mi osserva. Qualcuno vuole riprendersi in mano la propria vita, iniziando dal diploma, per essere una persona, un papà, un uomo migliore. Qualcuno mi racconta le disavventure in cella per preparare il pranzo domenicale. Qualcuno scrive una lettera al figlio promettendogli di andarlo presto a prendere a scuola o a calcetto. Qualcuno mi chiede com’è andata la mia di giornata. Abbiamo imparato a conoscerci, a lavorare insieme, con poca luce ma con tanta voglia di credere che si può ricominciare anche da una cella, solo con una penna, un foglio e qualche libro. E credo che la scuola debba e possa fare tanto per ognuno di loro. L’esempio tangibile è il sonetto che gli alunni detenuti della I sezione (carceraria) Alberghiero dell’I.I.S. “Majorana” sono riusciti a scrivere guardandosi dentro. E intorno. Dopo varie lezioni sulla poesia e la lettura di alcuni versi di Montale, Leopardi, Ungaretti e Saba, ho lanciato loro la sfida di improvvisarsi poeti per un giorno. I corsisti hanno lavorato insieme con entusiasmo (applicando il famigerato cooperative learning) e insieme hanno dato voce alle loro emozioni facendole diventare parole, suoni, ponti di speranza. La sfida l’hanno vinta. La poesia è stata capace di sprigionare bellezza e illuminare, anche solo per qualche ora, il buio delle loro menti. E delle loro celle”.
Il sole dietro le sbarre
La mattina il Sole a strisce sveglia la mia testa.
Capisco, Ricordo, So dove sono e dove non vorrei essere.
Penso sempre. Forse troppo. A ciò che avevo e al poco che mi resta.
Esco dalla mia cella. Non è cambiato nulla. So dove sono e dove non vorrei essere.
È Mezzogiorno. Il Sole è alto. Nessuno mi chiama. Tremo e Spero.
Spero e So. Conosco il mio Passato. Cerco di cambiare il mio Futuro.
Avverto il rumore. Si mangia. Ma niente ha il Sapore di Casa. Tremo e Spero.
Il Sole tramonta. Sento di nuovo il rumore. Non vedo altro che un muro.
È il buio totale. Ancora più forte avverto il silenzioso rumore.
Che sarà? Che succede? Dove sono? So. Non Spero. Ma Tremo.
La chiave gira: il Silenzio cala. La Libertà è sognata.
Risorge il Sole, è sempre a strisce. Non sento l’Odore.
Inizia un nuovo vecchio giorno. So. Non Tremo ma Spero.
La chiave gira: il rumore risuona. Sento l’odore della Libertà desiderata.
Questo testo è stato ideato dagli alunni di Alessia. Magari, chissà, tra i maestri della nobile a poliedrica arte della poesia di strada, un giorno qualcuno escogiterà le note per musicarlo. Per chi lo ha scritto, il sole dentro appare meno pallido, dietro quelle sbarre.
Claudio Dionesalvi
https://comune-info.net/sole-dentro/
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