Forse il profilo di Nicola Irto non convinceva già a partire dal nome. «E allora proviamo con la Ventura» devono aver detto dalle parti del centrosinistra. Il nome è bene augurante. Un po’ meno la storia. E così nel casting di Calabria sul tappeto (poco) rosso e (molto) scivoloso delle regionali ha sfilato ieri Maria Antonietta Ventura. È la presidente Unicef Calabria. Ma soprattutto è a capo della Francesco Ventura Costruzioni ferroviarie srl, azienda molto quotata nel settore delle forniture a Rfi, le reti ferroviarie italiane. Non proprio un bel biglietto da visita in una regione con il peggior sistema ferroviario d’Europa.
Il trio Letta-Conte-Speranza però non ha dubbi e la incorona: «È lei la candidata adatta, la personalità migliore per conciliare slancio nei valori e pragmatismo nell’azione. La nostra proposta guarda alla Calabria che lavora e che lotta, che innova e costruisce un riscatto vero, oltre ogni retorica. Maria Ventura unisce il centrosinistra, il Movimento 5 Stelle e tutto il civismo che si ritrova nei valori della giustizia sociale, dello sviluppo sostenibile, del contrasto alla ’ndrangheta, della sanità di eccellenza per tutti, dell’istruzione e della ricerca».
DAL TONNO AL FERRO, cambia la materia prima ma non la filosofia: pare il copia-incolla della nota con cui il 7 dicembre 2019 venne annunciato urbi et orbi il nome di Pippo Callipo. La storia elettorale del «re del tonno» è archiviata alla voce fallimenti già da un pezzo. Vedremo se farà meglio «la Marcegaglia di Calabria», come non ha mai fatto mistero di apostrofarla il mondo degli industriali conterranei. L’azienda di famiglia è leader continentale per le forniture per armamenti ferroviari a scartamento ridotto e terza a livello nazionale per gli approvvigionamenti a Rfi. Prima il nonno, poi il papà e infine lei al comando. Una donna entrata poco più che ventenne al timone di un mondo «maschile», fatto di ferro e cantieri. Profilo basso, fatturato alto, entrature giuste nel «salotto» del Paese. Forse piacerebbe anche a Mario Draghi.
LA SEDE DEGLI AFFARI e degli interessi è tra Paola e San Lucido. Ma qui sul Tirreno cosentino qualche ombra è calata quando, come riporta la Gazzetta del Mezzogiorno, nello scorso aprile una interdittiva antimafia è stata emessa dalla Prefettura di Lecce sulla Fersalento Srl, socia del Consorzio armatori ferrovieri già raggiunta da un diniego della stessa Prefettura di Lecce di iscrizione alla cosiddetta white list delle aziende. Del Consorzio Armatori fanno parte anche Globalfer e la Francesco Ventura costruzioni ferroviarie.
Sempre secondo la ricostruzione della Gazzetta del Mezzogiorno la stessa Francesco Ventura costruzioni ferroviarie Srl sarebbe stata oggetto di indagine per corruzione aggravata, violazione delle norme sul finanziamento dei partiti politici e turbativa d’asta. Insomma, nuvole giudiziarie sulla neocandidata che difficilmente piaceranno alla base agitata dei neoalleati grillini.
Ma anche in casa Pd la scelta di Maria Antonietta Ventura ha scatenato un putiferio. È bastato che dalle agenzie di stampa rimbalzasse il suo nome che è iniziato il tiro al bersaglio dei «feudatari» dem (il copyright è di Nicola Irto). Il Pd regionale ribolle. Tante le voci in dissenso. Al Nazareno viene contestato il metodo ma anche il merito della scelta. Così il segretario Enrico Letta, preso atto dell’ennesima bufera, ha convocato una riunione urgente a Roma. Lì confluiranno i maggiori esponenti e notabili del partito calabrese e lì sarà tirata una linea.
INTANTO, NELLA GIORNATA campale di ieri si è rifatto vivo l’ex presidente della regione Mario Oliverio. In un’affollata conferenza stampa a Feroleto Antico ha tuonato: «Roma sta distruggendo il partito calabrese. Sono pronto a qualunque iniziativa necessaria a svegliarlo». La nomination di Maria Antonietta Ventura apre praterie a sinistra. E potrebbe favorire la corsa di Luigi de Magistris. Ma il condizionale è d’obbligo. Per il sindaco di Napoli s’è infatti increspato il mare che bagna Riace. Ieri sera incontro chiarificatore tra lui e Mimmo Lucano a Lamezia Terme.
Claudio Dionesalvi, Silvio Messinetti
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