Quando lavoro significa conflitto

In provincia di Cosenza si ripropongono i mali di sempre: lavoro nero e sottopagato, infiltrazioni mafiose nelle principali attività imprenditoriali, speculazioni, calo dei livelli occupazionali. Prevalgono gli interessi dei gruppi di Potere che hanno consolidato la loro presenza sul territorio, attraverso una sottile trama di rapporti con la politica e l’economia.
A questo si unisce il fatto che i colossi finanziari del nord, penetrati nel territorio in piena epoca delle “vacche grasse”, sembrano intenzionati a dirottare gli investimenti verso altre zone del pianeta, assecondando la tendenza alla globalizzazione e seguendo la dottrina neoliberista. In autunno le piazze torneranno a riempirsi di speranze, rivendicazioni e… rabbia.
Il lavoro diventa flessibile, la disoccupazione aumenta, le vertenze si moltiplicano. È un ritornello continuo, accompagnato dalla sensazione che la situazione stia precipitando. È possibile ricostruire una mappa delle situazioni critiche che nel prossimo autunno potrebbero produrre nuove vertenze e focolai di lotta.
Consorzi di bonifica – Il “Sibari Crati” è stato affidato al “Consorzio del ferro e dello sparviero” di Trebisacce. Insieme al “Valle Lao”, assorbono 70 impiegati e 2000 addetti. Rimane il grosso problema della riorganizzazione del settore. Ancora precaria la questione dei pagamenti. È necessario avviare: piano di risanamento economico; riordino delle funzioni; rideterminazione degli ambiti territoriali.
Afor – L’azienda regionale che si occupa del patrimonio forestale risente di una grave disorganizzazione gestionale e subisce i guasti causati dall’assenza di programmazione. Sul territorio sono attivi circa 6000 addetti. Dopo il commissariamento, avvenuto in tempi recenti, i lavoratori chiedono la rimozione del direttore regionale, Laudati, e del direttore della sede cosentina, Santucci. Attualmente sono in gioco i criteri per l’assegnazione di 600mila giornate lavorative.
Assolac (Centrale del Latte) –  L’azienda si trasferirà da via degli Stadi a Castrovillari. Inoltre la direzione si è impegnata a rilanciare il caseificio di Croce di Magara, che può assorbire 20 unità lavorative. È in corso una contrattazione triangolare tra Arss, Assolac e la cooperativa titolare degli impianti della Sila. Pare che la trattativa si sia arenata di fronte all’indisponibilità a cedere il sito di Croce di Magara. Esiste un progetto di recupero industriale finanziato dalla Regione.
Arssa – L’Agenzia regionale per i servizi di sviluppo dell’agricoltura si trova in una fase che richiede il potenziamento di ricerca e sperimentazione, come previsto dalla legge. Rimane aperta la questione delle ex gestioni speciali (Esac impresa). Esistono forti preoccupazioni sul futuro dei lavori interessati dalla dismissione degli impianti, disposta dalla direzione dell’Arssa. L’assessore regionale Pirillo si è rivelato indisponibile ad un confronto di merito. Da registrare la positiva conclusione della vicenda dei 49 divulgatori agricoli. La nuova normativa pone il personale alle dipendenze dell’Arssa che a sua volta deve produrre gli atti per l’immissione in ruolo.
Lsu-Lpu – Circa cinquemila i dipendenti e centinaia di progetti. Alcuni saranno finanziati fino al 31 dicembre, ma gli Lpu sono quasi tutti scaduti. Dal gennaio 2000 la competenza passerà alla Regione.
Autolinee pubbliche e private – In totale, circa 3000 addetti. Le aziende non sono nelle condizioni di rispettare la nuova normativa regionale (contratti di servizio ed eliminazione delle concessioni), in vigore da oltre un anno. Ancora problemi relativi al mancato pagamento dei salari.
Ferrovie della Calabria – Gli oltre 1000 addetti sono scesi a quota 900. È prevista per settembre la realizzazione del nuovo piano d’impresa: rivalutazione della tratta Cosenza-Camigliatello, inserimento delle FC nel sistema di collegamento dell’area urbana, ripristino e ammodernamento dei mezzi e controllo centralizzato del traffico (con sede a Cosenza). Ancora da definire il futuro dei 150 operai per i quali erano state avviate le procedure di licenziamento.
Carime – Prosegue la vertenza sul ripristino della normalità. La fusione delle tre banche (Carical-Caripuglia-CariSalerno) ha portato ad un piano di riorganizzazione basato sul ridimensionamento degli uffici centrali. L’azienda sostiene che esistono «esuberi funzionali», quindi il costo complessivo del personale, rispetto ai ricavi, è insostenibile. Riusciti gli scioperi di luglio ed agosto. Tra i lavoratori serpeggia l’incubo che i milanesi possano ordinare nuovi trasferimenti.
Etr – Tra Cosenza e Salerno, 1040 dipendenti. Una situazione analoga a quella della Carime. La società è interamente passata a Cariplo. Trecento addetti sono in bilico. Esiste una proposta di contenimento del costo del lavoro, ma l’azienda rifiuta il confronto.
Banche di credito cooperativo – Oltre 200 lavoratori. Le ex casse rurali sono commissariate. Dall’accordo tra le Bcc di Luzzi, Bisignano e Rota Greca è nata la Bcc della Media Valle Crati. Alcune casse (Bonifati e San Fili) sono in corso di assorbimento da parte di istituti a carattere nazionale. Quella di Cosenza – 56 dipendenti – ha avuto la proroga del commissariamento fino al febbraio 2000.
Istituto Papa Giovanni XXIII, Serra D’Aiello – La struttura è passata dai 1000 addetti di qualche anno fa alle 500 unità attuali. Di questi, diversi sono stati reintegrati da una sentenza del tribunale. Problemi per il pagamento dei salati arretrati.
Bidelli precari – Il presidente della Provincia ha garantito continuità lavorativa ai 25 operatori scolastici che rischiano di essere risucchiati nell’oceano della disoccupazione. Con questo problema si intreccia la questione dei trasferimenti del personale Ata (non docente) dagli enti locali allo Stato.
Case di cura – Dopo le vertenze dei mesi scorsi, nelle 11 strutture private cosentine il dibattito sindacale verterà sulla programmazione e l’integrazione con il pubblico.
Cantieri Unical – Un totale di 500 addetti, di cui 234 dipendenti dalla Bocoge, che nel luglio scorso ha avviato le procedura di licenziamento per 63 operai. La vertenza sarebbe legata alla questione del rinnovo della concessione a Bocoge (gruppo Impregilo). Se l’impresa continuerà a gestire il completamento dell’università, probabilmente i licenziamenti saranno ritirati.
Autostrada Salerno-Reggio Calabria Utilizzati solo 363 dei 2700 miliardi impegnati per l’ammodernamento dell’A3. Le unità lavorative, nei cantieri della Di Penta e dell’Asr 73, sono 110. In primavera, gli operai attivi sul tratto cosentino dell’autostrada hanno protestato per le pessime condizioni in cui sono costretti a lavorare.
Inceneritore di Settimo – Una vicenda annosa, che ha visto al centro del braccio di ferro tra politici ed ambientalisti i 32 addetti al funzionamento dell’inceneritore, la cui chiusura è stata ordinata dalla Regione. Lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani è l’affare del secolo. A Rende stanno nascendo tre cooperative per la raccolta differenziata. I sindacati rilanciano l’aspetto manageriale del consorzio Valle Crati.
Deposito Icla – Da Lunedì i lavoratori impegnati nella realizzazione del deposito Fs entreranno in sciopero per protestare contro i 15 licenziamenti.
Cantiere di Palazzo Arnone e Biblioteca nazionale – È previsto per la prossima settimana l’incontro tra i 25 lavoratori e il sopraintendente Ceraudo. Nonostante l’erogazione del finanziamento di 14 miliardi, la Nuova Edina non ha ancora versato i salari.
Comerint – La depurazione della acque reflue è diventata l’emergenza per antonomasia. I 311 potenziali addetti hanno frequentato un corso di formazione. La regione prospetta un appalto unico, o per bacini.
Sielte-Sirti-Alcatel – La situazione di Telecom non lascia presupporre nulla di buono. Nel settore dell’installazione sono attivi circa 500 addetti. In ottobre Alcatel passerà a Mazzoni. Su Sirti c’è un interessamento da parte di Pirelli.
Iperstanda e Bertucci – All’apertura, i dipendenti di Iperstanda erano 200, ma 40 sono stati appena licenziati. Anche Bertucci vuole estromettere 20 dei 56 lavoratori attivi nel grande magazzino di Corso Mazzini.
Al di fuori di queste due strutture di mercato, esistono situazioni drammatiche. In generale, nella grande distribuzione prevalgono lavoro nero, sommerso, grigio… in due parole: sfruttamento selvaggio. I giovani addetti vengono utilizzati per 13 ore al giorno, in cambio di stipendi da fame: 700mila lire mensili.
Ma le situazioni veramente esplosive riguardano l’Enel di Rossano e la Foderauto di Belvedere, entrambe in via di smantellamento. Inoltre, i grossi centri dell’entroterra – come Acri, Longobucco e San Giovanni in Fiore – in cui i disoccupati rivendicano il diritto ad un’esistenza dignitosa, torneranno a percorrere il sentiero del conflitto.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 27 agosto 1999

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