La “buona scuola” di renziana memoria è apparsa fin da subito come il classico slogan ad effetto con immediata perdita di efficacia, visto che alle buone intenzioni non è seguita un’efficace azione di rilancio dell’istruzione nel nostro Paese. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un depauperamento dell’istituzione scolastica lasciando gli insegnanti quasi in balia di sé stessi, sempre in bilico tra la missione dell’insegnamento ed il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla scuola/azienda.
A rendere tutto ancora più complicato è arrivata la pandemia di Covid-19 che ha costretto alunni ed insegnanti ad interfacciarsi con la didattica a distanza, che ha sconvolto uno dei principi fondanti del fare “buona scuola”, vale a dire il rapporto diretto che si crea giornalmente in aula.
La faticosa riapertura delle scuole con il ritorno della didattica in presenza, con tutte le precauzioni/limitazioni del caso ha costretto gli insegnanti a ricostruire faticosamente un rapporto diretto con gli alunni, sperimentando nuove forme di didattica come ha fatto Claudio Dionesalvi, mediattivista notissimo nella nostra città e non solo, ma che è soprattutto un insegnante di lettere nella scuola media di Lauropoli, innamorato non solo del proprio sapere, ma della voglia di trasmetterlo ai suoi allievi.
Claudio è un maestro che spesso e volentieri cerca di superare il limite fisico dell’aula dove svolgere le sue lezioni, ed ecco che in questo periodo s’inventa di svolgere una lezione sul sagrato della Chiesa parrocchiale della piccola frazione di Cassano Jonio, munito di una piccola lavagnetta per spiegare i segreti della poesia: come nasce, come si sviluppa, come si articola in metrica e composizione e come si impara ad amarla.
Un modo ingegnoso per fare della buona scuola, nel rispetto delle regole, sfruttando il proprio tempo a disposizione per non lasciare indietro i ragazzi, che rappresentano il nostro futuro.
La scuola è un bene primario ed un diritto inalienabile per le giovani generazioni, senza il sapere non si andrà mai avanti, per questo bisogna sostenere i professori che amano il proprio mestiere e non vogliono arrendersi a chi cerca di mettere in secondo piano la Scuola. Basta poco per riuscirci, ma ci vuole sempre l’amore per il lavoro che si fa e che, come in questo caso, va svolto sempre in funzione degli alunni.
Certamente la didattica a breve distanza, messa in atto da professori come Claudio Dionesalvi, è solo una piccola goccia nel mare, e per quanto rappresenti un esempio virtuoso, rischia di naufragare perché a questa generazione di alunni è venuta a mancare una delle funzioni principali della Scuola, che non serve solo a trasmettere il sapere, ma soprattutto a creare quel tessuto di relazioni sociali che forma carattere e personalità degli alunni, aiutandone la crescita in un’età così delicata come quella adolescenziale.
Se c’è un settore che più di ogni altro ha bisogno di tornare alla normalità pre lockdown questo è proprio quello della scuola.
Eliseno Sposato
Infonight, novembre 2020
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