I Rom ora vanno verso il 2000

Se i rom giocassero al lotto, avrebbero solo l’imbarazzo della scelta. Nel destino dei cosentini di origini gitane sono impressi i numeri di un futuro incerto. Delle 98 famiglie che oggi vivono in via Gergeri, 40 saranno trasferite nei villaggi di via degli Stadi. Due giorni fa il consiglio comunale ha approvato la loro realizzazione. Altri 34 nuclei troveranno posto nelle case dell’Aterp, ma questo sarà possibile solo quando le nuove graduatorie verranno pubblicate. E ancora numeri: 24 sono le famiglie che avranno un alloggio nell’insediamento di Casali e sette le persone denunciate per i blocchi stradali della scorsa primavera. All’epoca, i rom erano scesi in piazza per chiedere spiegazioni sulla soppressione di uno dei tre progetti relativi ai nuovi villaggi.
Intorno all’idea di cancellare dalla cartina topografica gli accampamenti di Gergeri e via Reggio Calabria, si muovono interessi divergenti. È un’umanità variegata quella che contrasta o sostiene la causa dei rom. Schieramenti contrapposti, all’interno dei quali esistono lacerazioni profonde: qualche uomo politico animato da sentimenti solidaristici, associazioni antirazziste, comitati spontanei, gruppi del volontariato cattolico. E anche marpioni camuffati da “Zorro”, razzisti incalliti, imprenditori del cemento e speculatori senza scrupoli. Tutti attori di un teatrino nel quale purtroppo da un momento all’altro, potrebbe andare in scena l’ennesima tragedia cosentina. Ci vuole poco a soffiare sul fuoco del disagio che esiste nei quartieri periferici, abitati da gente che si scontra da anni con pesanti problemi di vivibilità. Se il Robespierre di turno fa una passeggiata a Casali e via degli Stadi, raccoglie un centinaio di firme contro la costruzione dei nuovi villaggi, e la frittata è fatta. Non è uno scenario apocalittico, frutto di una fantasia visionaria. È già accaduto due anni fa, quando il trasferimento venne prospettato per la prima volta.
Sull’argomento, le prese di posizione degli ultimi giorni sono state molte equilibrate. Una prudente critica da destra: «Quei quartieri sono già degradati. Si corre il rischio del ghetto nel ghetto». Un entusiastico plauso da sinistra: «È un progetto bello e qualificante, in grado di regalare alla città infrastrutture moderne». Un monito dalle circoscrizioni: «Via degli Stadi potrebbe diventare la nuova Gergeri». E i rom? Cosa ne pensano? Il comitato “Lave Romanò” (la Voce dei rom) si è battuto per avere un ruolo di garante nella vicenda e alla fine pare che in parte ci sia riuscito. Tuttavia, all’interno dei villaggi aumentano le spinte centrifughe. C’è chi vuole abbandonare la comunità alla ricerca di un’integrazione, chi invece preferisce restare tutti uniti, perché è consapevole di essere molto debole in questa società. Qualcuno addirittura rifiuta il trasferimento nelle case popolari. Intanto in via Gergeri il numero delle famiglie sta aumentando a vista d’occhio. Su una cosa, però, sono tutti d’accordo: i loro figli hanno il diritto di vivere in una casa degna di questo nome e quindi senza zanzare, topi, umidità ed amianto. I bambini rom non meritano di essere tirati giù dal letto all’alba, in pieno inverno, durante le ricorrenti perquisizioni delle forze dell’ordine.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 17 ottobre 1998

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