Chiusa la strada, la Digos presidia, il gonfiabile dei vigili del fuoco pronto ad accogliere qualcuno che potrebbe lanciarsi nel vuoto. Sul tetto dell’Azienda ospedaliera di Cosenza urlano: “Dignità”. Sono un’ottantina di operatrici e operatori sociosanitari, conosciuti e stimati in tutta la città. Lavorano da 25 anni nelle corsie dell’ospedale. Qualche giorno fa hanno ricevuto l’avviso di licenziamento collettivo. Dipendenti della Coopservice e della Multiservice, sono finiti in un imbuto normativo, pur avendo ottenuto da diversi anni il diritto a essere assorbiti dalla struttura sanitaria pubblica: «O si fanno gli interessi di ditte e cooperative per garantire loro illeciti profitti nelle aziende sanitarie o si può risolvere il problema, come si sta facendo in altre aziende attuando l’internalizzazione di tutti gli operatori indispensabili per l’assistenza diretta». Secondo la Corte dei conti, internalizzare il personale comporterebbe un risparmio a livello nazionale di 1 miliardo e 70 milioni all’anno. I portavoce della protesta lo ribadiscono: «L’internalizzazione non prevede nuovi finanziamenti poiché la spesa è già presente nei bilanci aziendali nella voce beni e servizi». Ma è evidente che sganciare la forza lavoro dalla subordinazione ai privati sottrarrebbe potere ai soggetti che sfruttano la precarietà a proprio vantaggio politico. I vertici della sanità calabrese premono per sostituire i licenziati cosentini con operatori provenienti dalla graduatoria istituita in provincia di Reggio Calabria. Così s’innesca la più classica delle “guerre tra poveri”. Paradossi di una regione che esiste solo nel dedalo delle burocrazie! Tra i lavoratori che stanno dando vita al presidio permanente sui tetti del moderno edificio situato a poche decine di metri dal palazzo municipale, in tanti sospettano che questa situazione sia stata architettata dalle lobby della politica locale. Alimentare la disperazione significa creare nuovi bacini di clientela in vista delle prossime elezioni regionali.
Dall’Azienda ospedaliera di Cosenza, l’unica con i bilanci in attivo, fanno sapere che non possono assumere iniziative in assenza di un provvedimento su scala nazionale o di un intervento del governo regionale. La normativa vieta nuove proroghe nell’assegnazione del servizio e le procedure di istituzione di un concorso si sono bloccate per effetto del commissariamento. Per oggi pomeriggio è previsto a Catanzaro l’incontro col commissario Saverio Cotticelli. Che si tratti di lavoro, servizi, salute o infrastrutture, in Calabria “l’autonomia” è già “differenziata”: le decisioni si assumono altrove. Drammi, degrado e disservizi tormentano le vite di chi è costretto a salire sui tetti.
Claudio Dionesalvi
dinamopress.it
Malasanità in Calabria: la lotta degli OSS di Cosenza sale sui tetti
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