Anni Settanta, le voci di dentro delle cronache giudiziarie

Scaffale. «Le telefonate» di John Trumper (Cleup) presentato domani a Arcavacata, Cosenza. Il libro raccoglie le perizie foniche sulla strage di Peteano e sul caso Moro, curate all’epoca dal linguista gallese

Più che una professione, una dote innata, ai limiti del prodigioso, quella posseduta da John Trumper. Per distinguere un romano del Pigneto da uno cresciuto al Tuscolano, gli basterebbe ascoltarli mentre chiacchierano. Qualche anno fa, ad un convinto sostenitore dell’identità padana, fece notare che non conosceva neanche il suo dialetto, il veneto, perché stava usando i verbi ausiliari sbagliati.
NEGLI ANNI SETTANTA il professore e linguista gallese adoperò questa capacità per sbugiardare certi inquirenti che con alterna onestà, indagando su alcune delle pagine più tormentate della storia di questo Paese, colpevolizzavano persone estranee ai reati di cui erano accusate. All’epoca, le indagini su attentati e sequestri dipendevano molto dall’individuazione del soggetto che li rivendicava. Fondamentale era risalire all’identità di chi aveva infilato il vecchio gettone nelle cabine telefoniche per effettuare le chiamate anonime.
Lo spiega Marta Maddalon nell’introduzione a Le telefonate, il volume pubblicato dalla Cooperativa Libraria Editrice Università di Padova, che sarà presentato il prossimo 29 novembre nell’University club di Arcavacata (Cosenza). Il libro ripropone le perizie foniche originali sulla strage di Peteano e sul caso Moro, a suo tempo curate da John Trumper. Il linguista evitò così che «delle vittime innocenti espiassero l’ergastolo», segnala Albino Salmaso nell’altra nota introduttiva al testo. Accadde nelle indagini per la strage di Peteano, avvenuta nel 1972, quando tre carabinieri rimasero uccisi dall’esplosivo piazzato dai neofascisti Vincenzo Vinciguerra e Carlo Cicuttini, proveniente dai depositi friulani della Gladio, l’organizzazione sostenuta dalla Nato per «salvare l’Italia dal pericolo comunista».
COME NELLE INCHIESTE per altre stragi, abilmente pilotate dai servizi segreti, gli inquirenti puntarono sulla sinistra extraparlamentare, spesso arrestando innocenti. Ci vorrà poi la confessione di Vinciguerra, nel 1982, per chiarire responsabilità e mandanti, a conferma degli esiti della consulenza di Trumper. Il linguista aveva scoperto con precisione l’area geografica di provenienza della voce anonima che aveva attirato i carabinieri nella trappola esplosiva: «… la xé una cinquecento… una cinquecènto bianca, che la ga due busi… me sembra de pal(l)òt(t)ola… sì, vissin a la fer(r)ovia». Sebbene il telefonista avesse provato a camuffare il dialetto, il professore gallese stabilì che si trattava di un parlante della zona di San Giovanni al Natisone in provincia di Udine, il paese di provenienza di Cicuttini.
Qualcosa di analogo sarebbe accaduto qualche anno più tardi. Il 7 aprile ’79 il procuratore Pietro Calogero firmò 22 ordinanze di custodia cautelare per il reato di associazione sovversiva.
CON L’ACCUSA di essere i leader di Potere Operaio e dell’Autonomia Operaia, furono disposti, tra gli altri, anche gli arresti di Franco Piperno, Oreste Scalzone e Toni Negri. Contro quest’ultimo in seguito si ipotizzò che fosse uno dei telefonisti anonimi del sequestro Moro. In particolare gli fu attribuita la telefonata del 30 aprile ’78, nella quale si annunciava l’imminente uccisione dello statista Dc. Della successiva rivendicazione dell’omicidio fu incolpato invece il giornalista de Il Mattino di Padova, Pino Nicotri. Determinante fu la perizia di Trumper che scagionò entrambi. In anni successivi, le telefonate sarebbero poi state attribuite ai brigatisti Mario Moretti e Valerio Morucci.
OLTRE A RIPROPORRE i documenti integrali, il libro contiene un saggio di Marta Maddalon sulla linguistica giudiziaria. Nel sintetizzare l’approccio elaborato dallo studioso gallese, la docente precisa che la «grammatica di interferenza» condiziona anche i non dialettofoni. Inoltre l’unicità di ciascun parlante deriva dalla sfera individuale, e l’intersezione delle due componenti induce a creare un modello di analisi. Tutto ciò concorre alla formazione del metodo adottato da Trumper. La scelta dei campioni umani da confrontare col soggetto accusato, avvenne sulla base della provenienza geografica, dell’età e del genere, nonché del grado di istruzione incrociato con reddito e professione, a conferma di quanto questi fattori incidano sul dialetto parlato da ciascun individuo. I fenomeni fonetici rilevati all’interno delle perizie, trovarono una verifica nell’uso di apparecchiature per l’analisi del segnale sonoro. Oggi il più elementare dei software presenta queste potenzialità. Quarant’anni fa erano operative nel Cnr di Padova. Ed è curioso constatare come le figure geometriche ed i grafici a corredo delle relazioni peritali, in fondo evocassero proprio quella «geometrica potenza» che costò cara a chi osò ipotizzarla per definire il potenziale militare delle organizzazioni impegnate nella lotta armata.
Claudio Dionesalvi

“il manifesto”, 28 novembre 2018

 

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