Riverbera dei colori dell’arcobaleno «il più bel chilometro d’Italia». Migliaia di persone lambiscono il lungomare Falcomatà di Reggio Calabria chiedendo verità e giustizia per Soumaila Sacko, il 29enne migrante maliano che viveva nella tendopoli di San Ferdinando, ucciso a fucilate nei pressi dell’ex fornace di San Calogero, tra Nicotera e Rosarno, il 2 giugno scorso. Per l’omicidio è stato arrestato il 43enne agricoltore Antonio Pontoriero che secondo gli investigatori considerava l’area dell’ex fornace sua proprietà esclusiva e avrebbe voluto così punire Soumaila per esservi entrato. Gli inquirenti sono pervenuti alla cattura di Pontoriero grazie alla testimonianza dei compagni della vittima, feriti nell’agguato a fucilate.
Casa, reddito e diritti per tutti! Queste le principali rivendicazioni che il lungo corteo unisce all’indignazione per l’assassinio del bracciante e militante sindacale dell’Usb. Numerose le realtà dell’antagonismo meridionale, centri sociali, collettivi, docenti universitari, associazioni impegnate nella cultura e nell’ambientalismo, delegazioni di braccianti dalla Puglia. Con loro anche le esperienze virtuose nel campo della cooperazione sociale, del lavoro e dell’accoglienza, presenti sul territorio: il consorzio Equosud, SOS Rosarno, la Riace solidale del sindaco Mimmo Lucano: «Quando le farneticazioni razziste diventano atti di governo, bisogna preoccuparsi davvero».
Durante il vivace corteo riaffiora più volte il messaggio dell’ampia rete che lo ha promosso: «Vogliamo sicurezza per le lavoratrici delle campagne: esse vivono doppiamente lo sfruttamento e la vulnerabilità sulla propria pelle in quanto lavoratrici braccianti e in quanto donne. Esattamente come accadeva nel bracciantato della seconda parte dell’Ottocento negli Usa nei confronti delle donne nere schiavizzate. Rifiutiamo la guerra tra poveri che ci vorrebbe contrapposti ai cittadini ed alle cittadine del comprensorio, agli italiani e alle italiane, agli abitanti ed alle abitanti della Piana di Gioia Tauro».
Il nuovo ministro dell’Interno Matteo Salvini non ha bisogno di incattivire ulteriormente il rigido dispositivo di controllo sulle manifestazioni. Per i locali responsabili dell’ordine pubblico è sufficiente infatti applicare quello voluto dal precedente titolare, nonché ideatore dell’omonima «dottrina», Marco Minniti. Così ancora una volta il corteo parte con notevole ritardo a causa del fermo prolungato dei pullman sui quali viaggiano numerosi partecipanti. All’altezza di Rosarno la polizia blocca i mezzi e perquisisce centinaia di manifestanti.
In piazza è diffusa e ben visibile la partecipazione di Potere al Popolo. «Questa campagna d’odio –spiega la portavoce Viola Carofalo – purtroppo funziona. Ed è difficile fermarla. Ogni giorno Matteo Salvini viene fuori con una nuova tragica trovata. Prima il respingimento dell’Aquarius, poi il censimento razzista dei rom. A noi ribolle il sangue perché è chiaro che il problema in Italia non sono i migranti. Il nostro limite però è che ci facciamo dettare l’agenda dal governo e dalle destre, invece dovremmo provare a dettarla noi e parlare di lavoro e stato sociale. Pochi giorni fa – conclude Carofalo – il ministro dell’Economia Tria diceva che dobbiamo continuare sulla strada dell’austerità e dei tagli. Per acquisire consenso, questi si dichiarano contrari all’UE però poi si fanno continuatori della strada dettata da Renzi. Adottano le sue stesse politiche».
«Quella di Soumaila è stata la scelta precisa, consapevole e coraggiosa di un contadino che ha voluto venire a lavorare e lottare qui in Calabria. Ci lascia una traccia importante che abbiamo il diritto e il dovere di seguire», ribadisce Guido Lutrario dell’Esecutivo nazionale Usb. A fine corteo dal palco gli fa eco Aboubakar Soumahoro, del coordinamento nazionale braccianti del sindacato di base: «Qualcuno ritiene che bisogna continuare a distrarre la popolazione per saccheggiare le risorse, come è successo qui in Calabria. Noi siamo dalla parte delle donne e degli uomini di questa terra che ricordano il proprio passato. È una memoria di braccianti e lavoratori invisibili che hanno lottato per la dignità della Calabria».
Claudio Dionesalvi
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