Questa è la storia di un anziano signore, un bambino e un poeta. L’anziano signore teneva per mano il bambino e lo guidava sotto la montagna, indicandogli la casa dove un mago buono preparava i suoi intrugli. Il bambino spalancava gli occhi e sorrideva. Il poeta li osservava in disparte, quei due vecchi… quei due bambini. Non aveva il coraggio di raccontar loro la verità. Su quella montagna, dietro la casa del mago, c’era un paese abitato da persone tristi. Il poeta sapeva, ma non voleva svelare al vecchio ed al bambino che un giorno, tanto tempo prima, un uomo coraggioso era stato bruciato vivo, solo perché amava gli abitanti di quel paese, le loro magie, la loro fede.
Questa è la storia di un uomo veramente esistito.
Si chiamava Gian Luigi Pascale. Era un predicatore valdese, perseguitato dalla Santa Inquisizione, arrestato ed arso vivo quaranta anni prima del rogo di Giordano Bruno. Su di lui il nostro Mario Borretti, studioso della città, ha scritto:
“[…] fu affidato alla custodia di un prete, il quale non contento di beffarsi di lui se si lamentava di essere divorato dalle pulci, tolse a Pascale la camicia e le pantofole.
Rimase nel castello più di tre mesi, sino all’aprile del 1560, e le sue lettere sono datate dalla prigione del castello di Cosenza […]”.
Questa è la storia di Guardia Piemontese, un paese fondato agli inizi del secondo millennio a quattro passi da Cosenza, su una collina alta cinquecento metri, le cui radici affondano nelle onde.
Percorrendo le sue stradine, lo sguardo diventa irrequieto: impossibile trattenerlo nel paese, perché fugge sempre verso il mare. Gli uomini e le donne che edificarono la Guardia intorno ad una torre medievale, venivano dalla bassa Provenza, cercavano terre da coltivare.
Leggevano la Bibbia, interpretavano il Vangelo, rifiutavano la Chiesa e la sua orgia di potere, erano felici.
Tutto questo era proibito!
Pagarono care le loro certezze, perché vennero sterminati il 5 giugno 1561 dagli stessi carnefici del loro predicatore.
I loro discendenti sono ancora lì, parlano l’occitano e sorridono quando capiscono che ti interessa la storia dei Guardioli. Questa è la storia de La Casa del mago, testo teatrale scritto da Franco Dionesalvi, messo in scena da Loredana Caruso, Monica Feraco, Paolo Mauro, Manolo Muoio ed Ernesto Orrico.
Insieme a loro, a costruire lo spettacolo, hanno collaborato cittadini di Guardia, coordinati da Anna Visca. Intorno alla scena, lo scorso 9 agosto, c’erano tutti gli abitanti, per celebrare un mito dimenticato, per rileggere una pagina di storia filtrata dalla poesia.
La casa del Mago è un evento ideato appositamente per una scena suggestiva: la torre in cima alla zona antica di Guardia, recentemente ristrutturata.
Frammenti dello spettacolo e momenti del lavoro preparatorio, svolto nello Spazio Sociale Occupato Filo Rosso, saranno riproposti in un video che sarà proiettato il 19 dicembre al Gramna. Un probabile adattamento futuro avverrà la prossima estate, nel cortile del Castello Svevo.
Questa la storia di un bambino che non trovò più al suo fianco l’anziano signore, inghiottito dal vortice del tempo. Ed il poeta, per consolarlo, non si limitò a raccontargli la storia del mago, ma glielo fece conoscere!
Claudio Dionesalvi (Freme)
Teatro Rendano, dicembre 1997
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