Franco Bifarella, comunista eterno ragazzino

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Un mese fa cessava di vivere Franco Bifarella, comunista bordighiano, militante di Mondo Nuovo, ciromista, esponente della Coessenza.
Materialista esemplare in vita come in procinto di morire, Franco ha scelto di trascorrere l’ultimo scorcio della sua esistenza in Marocco. Infine, nella quiete della nebbiosa, romantica e silenziosa Potame, a mezzora da Cosenza, ha vissuto le ultime giornate precedenti il limite. Con la curiosità del ragazzino che mai l’ha abbandonato in tanti anni di attraversamento dei differenti contesti sociali susseguitisi tra il ‘900 e il secolo presente, ha voluto conoscere culture, volti, tempi e usi di un popolo meraviglioso, calcando i marciapiedi nordafricani, a noi tanto vicini.
Era una persona allegra e carica di preparazione, Franco. Raccontava il passato con ironia e serenità, affabulava i più giovani senza l’arroganza della sua generazione d’appartenenza, che delle proprie avventurose utopie spesso ha costruito santuari inavvicinabili, a volte fastidiosi nella loro irripetibilità. Bifarella coltivava il piacere dell’ascolto. L’allevava con grande umiltà. Dispensava consigli eppur non si lasciava trasportare dall’insolenza che a volte trabocca birichina nei ragionamenti dei vecchi saggi. E della città in cui è vissuto sapeva davvero tutto. Ricostruiva a modo suo, cesellandoli di aneddoti tanto macabri quanto gustosi, capitoli della storia nostra, come i bombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale, gli anni settanta, il mancinismo. Quando smontava certi miti, manteneva tenue il volume della voce, attingeva alla sterminata bibliografia del suo fulgido pensare. Negli anni della vecchiaia ci ha regalato incantevoli serate, nei luoghi improvvisati che hanno dato calore e sostanza all’associazione Coessenza. Della moglie compianta, nell’atto di congedarsi da lei, gli sentii pronunciare una delle frasi d’amore più tenere e crude che mai abbia sentito: “Era una donna bellissima. Istinto puro. Come non avrei potuto innamorarmi di lei?”
Con Maurizio siamo andati a salutarlo quando partì per l’ultimo suo viaggio verso il Marocco. Lui ci ha voluto lasciare, com’era abituato, un messaggio propulsivo, un invito a proseguire, sensibile alla qualità, sprezzante verso la quantità. E nell’animo quella parola che i comunisti antichi adoperavano all’esordio e in epilogo d’ogni cammino: Avanti!
E nua jam’avanti, Fra’. U facimu puru ppe ttìa.
A PUGNO CHIUSO.
Claudio Dionesalvi

l’ultima lettera di Franco dal Marocco:

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