Divorati dalle fiamme. Il fuoco improvviso, le vittime senza scampo. Erano assistiti dalle associazioni di solidarietà, in passato diversi allarmi dei vicini. Il cuore storico della città calabrese è trascurato, molte le famiglie povere. Il sindaco Occhiuto vorrebbe riqualificarlo installandovi un nuovo campus universitario.
Alla fine si sono «accese le luci» nel centro storico di Cosenza. Ma non quelle dell’auspicata e rimpianta movida che negli anni novanta popolava queste strade per poi trasmigrare nei localini della vicina Rende, con l’avvento del nuovo millennio. Assassine e improvvise le fiamme che giovedì scorso hanno avvolto tre vite umane, uccidendole. Persino il cagnolino di casa ha tentato una fuga disperata cercando di lanciarsi dal balcone, ma rimasto incastrato nelle sbarre, è stato raggiunto dall’incendio.
IL FUOCO TORNA DUNQUE a massacrare i poveri nella città dei Bruzi. Stavolta a perdere la vita sono stati Serafina Speranza, Roberto Golia e Antonio Noce. In circostanze analoghe, il 15 marzo 2013, in un edificio abbandonato, a pochi passi dalle vetrine di Corso Mazzini, perirono i cittadini marocchini Mourad Gam Gam e Abdelkadir Melouk, poco più che quarantenni, insieme alla tunisina Mazni Massaouda, 58 anni. Faceva freddo, cercavano di riscaldarsi, morirono intossicati dalle esalazioni di una stufa fai da te, carbonizzati dalle fiamme che da essa si propagarono. Pochi mesi fa sono usciti ustionati ma salvi, da un altro incendio avvenuto nel quartiere, i componenti di una delle decine di famiglie rom rumene trasferitesi qui dopo lo sgombero della tendopoli, avvenuto nell’estate 2015.
Sono ancora in corso di accertamento le cause del rogo che ha provocato la tragedia di due giorni fa. Fonti prossime ai Vigili del fuoco ipotizzano una fuga di gas, ma tra i vicini di casa molti segnalano che problemi analoghi si sono verificati diverse volte, in passato, all’interno dell’appartamento colpito dalla tragedia. Sicuro infatti è il contesto di disagio sociale e psichico in cui è maturato il dramma. Le tre vittime erano indigenti e facevano riferimento da anni alle strutture di solidarietà attive nel tessuto urbano. Si rivolgevano alle associazioni per soddisfare i bisogni più elementari. La loro è una condizione identica a centinaia di altre famiglie nel quartiere storico della città. Evanescenti e inadeguati gli interventi delle istituzioni preposte.
NELLE ULTIME ORE, la polemica scatenatasi sulle presunte responsabilità ruota intorno ai presidi territoriali per la Salute Mentale, che non avrebbero personale e strumenti idonei ad affrontare una casistica sempre più diffusa e complessa. Le vittime dell’incendio di giovedì vivevano ormai da tempo in una condizione di quasi totale isolamento. Rimane inoltre senza risposta la domanda di interventi urgenti contro il degrado che da tempo affligge il quartiere. Il problema è stato sollevato diverse volte, in questi anni, dal comitato «Piazza Piccola» e dai locali movimenti antagonisti, come Prendocasa.
Solo poche settimane fa, in seguito all’ennesimo incendio avvenuto nel quartiere, quelli di «Piazza Piccola» denunciavano il fatto che «da troppo tempo le istituzioni hanno lasciato in balia degli eventi il nostro Centro Storico, il cuore pulsante della nostra città. Dopo i crolli di alcuni palazzi, le problematiche ambientali e sociali, un altro evento ha creato seri problemi per la vita quotidiana degli abitanti del quartiere: il rogo che ha distrutto il ponte di legno sul Busento». Dal canto suo, Prendocasa ha promosso la campagna «Le priorità sono altre», attaccando l’amministrazione comunale di centrodestra che vorrebbe riqualificare Cosenza Vecchia realizzando un’ovovia e un museo dedicato al mito di Alarico.
TRA GLI OBIETTIVI della giunta guidata dal sindaco Mario Occhiuto anche la vecchia utopia di trapiantare nel quartiere «un pezzo» di università della Calabria, importandovi sedute di lauree e residenze per gli studenti. Quest’ultimo appare come un progetto inverosimile, reso impossibile dagli interessi politici della vicina Rende, la cui locale classe politica è foraggiata soprattutto dalla lobby palazzinara che nei dintorni di Arcavacata gestisce il mercato degli affittacamere.
L’emergenza abitativa e la mancanza di accompagnamento per le persone affette da disagio psichico sono i drammi sociali che attanagliano da qualche anno Cosenza, una città che come decine di altre realtà urbane periferiche nell’ultimo decennio ha scoperto di avere dentro di sé i mali un tempo endemici delle metropoli.
IL ROGO SI È IN PARTE propagato agli edifici adiacenti, lambendo il vicino palazzo Compagna, dove erano conservati libri antichi di notevole valore. Numerosi volumi e documenti di pregio sarebbero stati inceneriti o danneggiati dalle fiamme. Il patrimonio librario custodito nel centro storico della città è privo di tutela e valorizzazione, anche per effetto della grave crisi che affligge l’amministrazione della Biblioteca Civica, a rischio chiusura. Un danno notevole quello riportato giovedì, ma pur sempre insignificante dinanzi alla perdita di tre vite umane. Lunedì giornata di lutto cittadino.
Claudio Dionesalvi
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