Un corteo per guardarsi negli occhi, darsi un perché. Tutti insieme per un solo motivo: “Contro la microcriminalità e per le vittime della violenza”. Una manifestazione silenziosa, stamattina, attraverserà il centro cittadino. A volerla sono gli amici di Francesco Gioia, il giovane accoltellato a morte pochi giorni fa uscendo da una discoteca. Hanno l’espressione inebetita, brancolano smarriti. Non riescono a rassegnarsi. Qualcuno, traumatizzato, ha scelto persino di barricarsi in casa. Il pensiero di passeggiare all’aperto e non poter mai più incontrare Francesco, impone di rinchiudersi, raggomitolarsi.
È una specie di rifiuto del tempo che scorre inesorabile, una ribellione contro la frase retorica che usiamo rimpallarci nei momenti peggiori: “La vita deve andare avanti”.
“…per finire dove? A parte che in questo momento non sarei in condizione, ma se anche un giorno riuscissi a superare l’angoscia, avrei paura persino di andare a ballare. Quello che è successo a lui, può accadere pure a me. Un malinteso, uno scherzo, e si rischia di finire accoltellati. No, mo basta. Questa porcheria, deve finire una volta per tutte”. Jennifer conosceva Francesco. E prova ad aprirsi così.
Antonello, Peppone e tutti i ragazzi della curva lo ricordano nitidamente.
Destino orribile, il suo. Rievoca quello di un altro ultrà caduto recentemente in un istante di follia: Salvatore Valente. Lo hanno sottolineato tutti, mercoledì sera, in uno dei ritrovi della tifoseria disgregata. “Sasà e Francesco non facevano mai del male a nessuno, e quindi pure quelli che ne conservano un’immagine sbiadita, sono doppiamente addolorati, proprio come se li avessero sempre frequentati. È duro provare a dimenticare chi sorride spesso”. Numerose sciarpe rossoblù si stringeranno in corteo stamani. Parteciperanno certamente tutte le scuole della città. La manifestazione partirà alle 10 da piazza Fera, per terminare in piazza 11 settembre. Pare che diversi presidi si siano complimentati con i promotori dell’iniziativa. Sarà una prima importante risposta corale allo sgomento che avviluppa la città dalla notte in cui Francesco Gioia ha cessato di esistere; vittima di un omicidio provocato da quelli che in linguaggio inquirente si definiscono “futili motivi”.
Cosenza scruta se stessa e scopre di avere sottopelle germi da disagio metropolitano. In tempo recente, non erano mancati segnali preoccupanti. Risse frequenti, qualche aggressione gratuita, un po’ di guapperia modello “malavita anni settanta”.
E ci si era subito divisi tra criminologi e sociologi, nostalgici del battipanni e sostenitori della tolleranza. Intanto, lame, bocche storte e “imponenze” hanno continuato a pervadere i linguaggi giovanili dell’area urbana. Difficile individuare una causa. Facile far finta di niente. La soluzione migliore in uno slogan. Lo hanno scelto i promotori della manifestazione di oggi: “Lasciatevi vivere”.
Claudio Dionesalvi
Il Quotidiano, 19 novembre 2004
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