VENTITRÉ famiglie resteranno nelle baracche. I rom che da decenni vivono in via Reggio Calabria, avevano ragione: “Non costruiranno mai le nostre case”. E cosa volete che importi se la responsabilità sia del Tar, del Comune o di chicchessia?
Quei bambini continueranno a giocare su una fogna a cielo aperto, tra un binario ed una discarica. Sono stati meno fortunati dei loro coetanei del rione Gergeri, sistemati sulle collinette di San Vito. Lì, i proprietari dei terreni non hanno sollevato problemi di interessi o di procedura. L’operazione è andata in porto, pur tra mille difficoltà. Sulla sponda sinistra del fiume, invece, è rimasto un pezzo consistente di quella che un tempo fu la comunità nomade. Non è mancata la volontà politica di procedere all’assegnazione degli alloggi. Ma le resistenze sono state superiori del previsto. Alla fine, l’hanno spuntata gli avvocati.
Ai rom tutto ciò non interessa. La sostanza è ciò che conta. Non vogliono più vivere in quella specie di buco nero che si apre a poche decine di metri dalla città europea. Ieri pomeriggio, subito dopo aver appreso la notizia della sospensiva imposta dal Tar, hanno dissotterrato l’ascia di guerra. Metaforicamente, si intende. Però la voglia di dare fastidio è tangibile. “Occuperemo di nuovo i binari della ferrovia, invaderemo Palazzo dei Bruzi. Guai a loro se fanno come nelle ultime elezioni. Non li vogliamo neanche vedere. I nostri voti se li possono scordare”.
Nei giorni scorsi, prevedendo lo scoppio di una nuova, ennesima, emergenza rom, funzionari della Questura avevano intavolato una mediazione. Pare che abbiano persino tentato di reperire un residence in cui collocare provvisoriamente, a spese del Comune, le famiglie di via Reggio Calabria. “Non si affittano case agli zingari”, è stata la secca risposta dei proprietari di immobili. Il razzismo alberga anche nella tollerante Cosenza, soprattutto quando a pagare deve essere un’amministrazione locale che, com’è noto, impiega anni per liquidare i creditori.
Le tensioni delle ultime ore si aggiungono al clima già vibrante, innescato dai responsabili di Palazzo dei Bruzi, che nei giorni scorsi hanno annunciato lo sgombero delle giovani coppie dalle palazzine di San Vito. Diciotto famiglie occupano abusivamente gli alloggi popolare costruiti nei pressi del neonato villaggio. Per loro non era stata prevista una sistemazione nell’ultimo troncone di assegnazioni. Il Comune ha deciso di mandarle via, anche a costo di usare la forza. Inizialmente, la data prevista per l’intervento era il 22 aprile, ma la Prefettura avrebbe fatto slittare il tutto di una settimana. Nelle intenzioni, l’amministrazione vorrebbe rilevare dall’Aterp le case, per poi restituirle agli sgomberati. Ma, conti alla mano, al termine della complessa operazione resterebbero fuori diversi nuclei familiari. Infatti, negli appartamenti liberati si trasferirebbero otto famiglie che attualmente vivono in contrada Molara. In questo caso, come per via Reggio Calabria, il problema è più grande della soluzione. L’emergenza casa, in una città che vive anche di edilizia, è un fatto antico. Un tema forse poco frequentato dal dibattito elettorale. E che, è fin troppo facile prevederlo, irromperà in tutta la sua gravità a partire da oggi. Vedremo quale sarà l’atteggiamento della “classe politica”.
Claudio Dionesalvi
Il Quotidiano, 19 aprile 2002
Leave a Reply