Salerno-Reggio Calabria. Gentiloni, Delrio e i vertici dell’Anas festeggiano il completamento dell’A3, che cambia nome (si chiamerà A2). Peccato che i lavori non siano davvero finiti
Il gran Messere ieri non c’era. Perso il referendum, ha lasciato palazzo Chigi e si lecca le ferite a Pontassieve. Pur tuttavia, erano tanti i cerimonieri di Stato ieri lungo i 494 chilometri dell’A3. C’era il ministro Delrio a bordo di un pullman con la dirigenza Anas e un nugolo di giornalisti al seguito, e c’era il successore del Gran Messere, il neopremier Gentiloni, ad aspettare tutti a Villa San Giovanni. Squilli di tromba e fanfare magnificano “l’autostrada del Mediterraneo”, “la nuova A3”, “un’autostrada che non fa invidia a quelle del nord Europa”. Tanto nuova che cambierà nome, non più A3, ma “A2”. Peccato che i lavori finiti in realtà non siano tali, perché mancano quei 62 chilometri mai finanziati, mai appaltati, dove i lavori non ci sono mai stati né ci saranno mai. Servirebbero tre milioni di euro, come disse l’ex presidente di Anas, Ciucci, che non sono mai stati stanziati. In effetti allora c’è un’autostrada tra Salerno e Reggio. L’Anas e il governo hanno ragione. Ma forse si riferiscono all’altra Reggio, quella dell’Emilia. Perché tra Salerno e l’estrema punta meridionale della Calabria al momento esiste solo una strada in alcuni tratti tortuosa, pericolosa, priva di corsie d’emergenza e per diversi chilometri coperta da un significativo limite di velocità a 100 orari.
Il 22 dicembre è passato e ieri ai principali svincoli i comitati hanno volantinato contro la sceneggiata e gli annunci roboanti del governo. Il volto del tratto calabrese dell’A3 è sempre coperto di rughe. Sembrano essere già finite nel dimenticatoio inchieste giudiziarie antiche e recenti, come le operazioni “Tamburo” e “Dama Nera”, che negli ultimi due decenni hanno ipotizzato infiltrazioni mafiose, “cabine di regia” nell’assegnazione degli appalti e gestione parassitaria dei subappalti.
Per rendersi conto della volatilità degli annunci governativi è sufficiente percorrere il tratto settentrionale dell’A3 calabrese, quello in teoria messo meglio, negli ultimi mesi interessato dall’ennesimo restyling. Terminati in gran fretta i lavori di bitumazione, permane il rischio che alla prima nevicata, a sud di Cosenza, migliaia di veicoli rimangano di nuovo imbottigliati per ore, come già accaduto nel gennaio scorso. In quella circostanza la Protezione Civile lanciò pesanti accuse nei confronti dei vertici Anas e lamentò l’impossibilità di effettuare gli interventi di soccorso alle tantissime persone imprigionate nelle proprie automobili, nei camion e addirittura in un’ambulanza che stava trasportando una persona in gravi condizioni all’ospedale di Rogliano.
Forse sarà pur vero quel che l’Anas sosteneva in una replica all’inchiesta pubblicata da “il manifesto” ad inizio dicembre: nel tratto “critico”, lungo 58 km, “Anas, d’intesa con il Governo ed il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha avviato un Piano di Manutenzione da oltre 1 miliardo di euro, interamente finanziato, per la realizzazione di interventi tra le province di Cosenza e Vibo Valentia”. Tuttavia, il problema consiste proprio nel riproporsi ciclico di tali “interventi”, che ha caratterizzato la storia dell’A3 negli ultimi decenni. Chissà quanto tempo ci vorrà per vedere realizzata “tra Cosenza e Altilia una nuova carreggiata sud, in affiancamento all’autostrada esistente, in modo da dotare l’A3 di una «corsia di arrampicamento» per i veicoli pesanti”, di cui parlava Anas nella nota citata. Intanto ieri in serata Isoradio annunciava alle 19,30 cinque chilometri di coda tra Campagna e Contursi in direzione Reggio Calabria. Per gli automobilisti sull’A3 non è mai tempo di festa.
Claudio Dionesalvi – Silvio Messinetti, Villa San Giovanni (RC)
“il manifesto”, 23 dicembre 2016
precedenti articoli (sulla SS 534 Firmo-Sibari e altre opere incompiute):
Salerno-Reggio: divieto d’accesso
Cosenza, viaggio nella città difettata
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