Un ospedale bollente

Un dettagliato rapporto sulle condizioni igienico-sanitarie dell’ospedale di Cetraro potrebbe finire sul tavolo del Procuratore della Repubblica di Paola. Nei giorni scorsi, i carabinieri hanno effettuato controlli in alcuni reparti, alla ricerca di elementi probatori, ma per il momento mantengono il massimo riserbo. Stando ad alcune indiscrezioni, l’intervento dei militari sarebbe stato sollecitato da un medico in servizio presso il nosocomio cetrarese, che avrebbe presentato una denuncia. Dagli ambienti investigativi non è trapelato nulla di ufficiale. Tuttavia, l’esposto farebbe precisi riferimenti ad alcune situazioni di disagio, avvenute recentemente e diventate ormai insostenibili. In particolare, le preoccupazioni del denunciante sarebbero rivolte al pessimo funzionamento di un impianto per il condizionamento dell’aria. Il problema avrebbe riguardato alcuni settori nevralgici dell’ospedale e, in particolare, la sala operatoria, dove pare che la temperatura abbia raggiunto livelli preoccupanti.
I controlli dei carabinieri si sono verificati in una fase molto delicata per l’ospedale di Cetraro. Nei giorni scorsi, infatti, segnali di preoccupazione, per la drammatica situazione in cui sono costretti a lavorare medici ed infermieri, erano stati lanciati dalle organizzazioni sindacali. La società civile calabrese riprende ad interrogarsi sulla qualità dei servizi offerti dalle strutture sanitarie presenti sul territorio, proprio in un momento di apprensione generale, provocata dai gravi fatti avvenuti nel Policlinico di Roma e alle Molinette di Torino. A Cetraro il personale si sottopone, ogni giorno, a ritmi di lavoro estenuanti, pur di rispondere alle richieste di aiuto di un’utenza che nei mesi estivi raggiunge i livelli delle grandi metropoli. Un esempio su tutti è chirurgia, dove i 16 posti letto sono affidati alla responsabilità di tre medici: un numero insufficiente, considerando che gli stessi chirurghi devono badare all’operatività di alcuni strumenti diagnostici, come endoscopia ed ecografia, e contemporaneamente  intervenire in sala operatoria, eseguire medicazioni e prestare consulenze interne.
La carenza di personale determina una doppia reperibilità per i medici nelle ore pomeridiane. I ritmi serrati costringono gli operatori del reparto Chirurgia a sopportare carichi di lavoro disumani, fino a generare stati di malattia negli stessi specialisti. Le responsabilità di tanti disagi vanno cercate nelle sfere politiche della sanità calabrese. Anche i livelli dirigenziali delle Asl hanno effettuato scelte discutibili.
Nel caso di Cetraro, si è preferito canalizzare una fetta delle risorse finanziarie verso l’acquisto di strumentazioni che di solito vengono utilizzate per il controllo dei lavoratori. Probabilmente, la telecamera a circuito chiuso installata all’altezza delle macchinette che segnano l’orario d’ingresso ed uscita dei dipendenti, testimonia la volontà di reprimere l’assenteismo. Ma diventano espedienti grotteschi alla luce della precarietà in cui opera il personale. E soprattutto sottraggono energia e tempo ad un apparato amministrativo che prima di installare telecamere, dovrebbe preoccuparsi di bandire i concorsi per l’assunzione di nuovi medici.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 11 luglio 1999

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