Anche gli antichi bruzi usavano la “nerchia”

Gli antichi bruzi sono ancora in mezzo a noi. È ormai acclarato. E non è tutto. Adesso infatti abbiamo la certezza che usavano la “nerchia” già 2300 anni fa. Qualcuno potrebbe commentare che se non l’avessero usata, forse oggi noi non ci saremmo. Non avrebbero cioè creato una propria discendenza, senza l’impiego dell’organo genitale maschile e di quello femminile a scopo riproduttivo. Ma la recente storica scoperta non è di natura sessuale, bensì linguistica: la parola “nèrchja” deriva dall’antico “niír” e significa “membro maschile”, mentre nella valle del Savuto e in Sila identifica la vulva, il sesso femminile. Nulla a che vedere quindi con il latino “mentula” (pene) da cui discenderebbe “minchia”. Come altri 79 termini presenti nei dialetti calabresi odierni, “nèrchja” (letteralmente “piccolo uomo”) proviene dunque dal bruzio o, per dirla con gli antichi greci, dal bretico. Ed è una parola adoperata anche altrove.
È solo una delle tante “chicche” custodite nel nuovo volume del professor John Trumper, docente universitario, prodigioso linguista, geniale scienziato della parola e molto altro. Nel libro “Geostoria linguistica della Calabria”, pubblicato dall’autorevolissima Aracne, lo studioso gallese trapiantato da tanti anni a Cosenza ricostruisce la mappa etnolinguistica e dialettologica di una delle regioni più culturalmente frammentate d’Italia, scovando le tracce dei bruzi, fossilizzate nel lessico popolare. In questa minuziosa ricognizione etimologica, si spinge fino all’individuazione dei termini longobardi, veneziani e spagnoli rimasti in uso.
Al di là delle battute boccaccesche, che comunque non dispiacerebbero allo stesso autore sempre dotato di un brillante umorismo anglosassone, il testo di Trumper non è uno di quei libri che si possono leggere sotto l’ombrellone. È un lavoro molto serio, prezioso e progressivo. Rappresenta infatti il primo capitolo di uno studio interdisciplinare carico di tecnicismi, destinato a proseguire nei prossimi anni. Sottogruppo meridionale dell’antico popolo degli osci, abitanti la penisola italica prima che i romani dilagassero, i bruzi assimilarono l’alfabeto dorico. Essendo entrata in simbiosi con il greco e il latino, la loro lingua sarebbe alla base delle parlate calabresi dei secoli successivi. Inoltre il libro propone una ricostruzione chiarificatrice di questioni interessanti come l’origine del termine “Italia”, la presunta separazione identitaria tra greci e italici, la loro effettiva commistione.
Il professor Trumper lo presenterà sabato 20 febbraio alle ore 17, insieme all’associazione Seminaria, presso la sala Auser in via Manzoni nel rione Spirito Santo a Cosenza.
Claudio Dionesalvi
Infonight, n° 37
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