In manette presunto “jihadista da tastiera”

Il ministro Alfano gongola: “È la prima applicazione della legge antiterrorismo”. Come lui anche i magistrati della Dda di Catanzaro che hanno istruito l’operazione, condotta dalla Digos di Cosenza, che all’alba di ieri ha portato al fermo di Hamil Mehdi accusato di ”addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale”. Il 24enne, residente a Luzzi assieme alla sua famiglia, fa l’ambulante di tappeti. Al momento della perquisizione è stato trovato in possesso di uno zaino multitasche con un pantalone verde militare, una camicia, biancheria intima, un tappeto da preghiera, un libro in arabo, due telefoni cellulari, 800 euro. “Intendeva percorrere la strategia della guerra – sostengono gli inquirenti- da quando venne respinto dalla frontiera turca abbiamo iniziato a monitorarlo. Attraverso il web era riuscito a rifornirsi di file audio e video per addestramento alla lotta”. Il 24enne dice di essersi recato in Turchia mosso dal desiderio di pregare in una moschea più grande, la Moschea blu di Istanbul. Perché lo avesse nascosto alla famiglia è ancora da chiarire come altri elementi emersi. Non è la prima volta che questa sorta di “jihadismo da tastiera” viene contestato in Calabria. Capitò già nel 2011 all’imam di Sellia Marina, arrestato insieme al figlio ed a una terza persona. Per l’accusa i tre utilizzavano internet per procurarsi e diffondere materiale multimediale ai fini della propaganda per terrorismo. Ipotesi infondate visto che furono, dopo due anni di carcere, scagionati e il caso archiviato. Intanto, a Luzzi stentano a crederci. E anche a Cosenza nella moschea frequentata due volte al mese da Hamil tutti stringono le spalle, provano a non sbilanciarsi, ma poi si lasciano andare: “A me ‘sta storia sembra una montatura”. Che negli ultimi tempi Hamil si dedicasse alle proprie pratiche spirituali è un dato di fatto. Ma quella degli apparati investigativi appare di più come un’operazione sperimentale. Dopo il ritorno dal viaggio in Turchia i comportamenti di Hamil avrebbero costituito un pericolo “presunto”, tutt’altro che “concreto”: intercettato mentre sconsigliava ai propri familiari di circolare sulle spiagge dove le donne italiane si scoprono, indignato per i bombardamenti sui popoli arabi, molto interessato ai presunti materiali filo jihadisti scaricati dal web. Il tutto ostentato a voce alta. Tanto basta, però, in questa fase storica a mandarlo in carcere. “L’amministrazione comunale ha aiutato questa famiglia. Nessuno di noi avrebbe mai potuto sospettare una cosa del genere. Mehdi non ha mai dato segnali di allarme”, spiega il vicesindaco di Luzzi, Ivan Ferraro.
Claudio Dionesalvi, Silvio Messinetti
il manifesto, 26 gennaio 2016
 

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