A Cosenza sinistra unita contro l’archisindaco Occhiuto

È la terza città del sud, dopo Palermo e Napoli, attesa al voto in pri­ma­vera. E qui la sini­stra riparte unita e dal basso.
Il Pd è ai minimi ter­mini, dila­niato da una guerra fra­tri­cida. Ben poca cosa i gril­lini a que­ste lati­tu­dini: liti­giosi e inconsistenti.
E così si ria­pre un pro­met­tente spa­zio a sini­stra: movi­menti sociali, asso­cia­zioni, par­titi e sin­da­cati, tutti insieme, pro­vano a costruire un’alternativa. La pro­po­sta è par­tita da Radio Ciroma, Rifon­da­zione, Usb. Ora si guarda a Sel e ai dis­si­denti Pd.
L’obiettivo è scom­pa­gi­nare le carte sul «modello Acco­rinti» a Mes­sina. Facendo del comune «un gra­nello di sab­bia nell’ingranaggio dell’austerity, por­tando nelle isti­tu­zioni le bat­ta­glie sociali».
In un docu­mento (#ora­fi­nal­men­te­sce­glie­rai) 40 sog­getti hanno chia­mato a rac­colta quanti si sen­tano «fuori dalla scelta for­zata dei due lati della stessa meda­glia rap­pre­sen­tati da chi governa Cosenza e dalla sua pre­sunta oppo­si­zione». Due set­ti­mane fa, in un affol­lato tea­tro dell’Acquario, 300 atti­vi­sti hanno ragio­nato in tre tavoli tema­tici su ambiente e cul­tura, wel­fare e lavoro, demo­cra­zia e par­te­ci­pa­zione. Pre­senti asso­cia­zioni impe­gnate nel sociale, comu­nità cri­stiane di base, mili­tanti di Sel e della Flc-Cgil. Molto applau­dito l’intervento dei gio­vani dell’ex cir­colo «Vala­rioti», usciti in massa dal Pd, «in pro­fondo dis­senso con le prin­ci­pali scelte del partito».
Si rive­dranno oggi alla Casa delle Cul­ture. Una data sim­bo­lica, l’anniversario della Rivo­lu­zione d’ottobre. Il palazzo d’inverno ha un inqui­lino duro da slog­giare: il sin­daco, Mario Occhiuto (Fi), archi­star, che 5 anni fa sbancò Cosenza «la rossa». Un per­so­nag­gio eccen­trico e col gusto della pro­vo­ca­zione. Un «futu­ri­sta di cen­tro» che ama il gesto anche se spesso si tratta di autogol.
Come un anno fa alla Bit di Milano, quando sul depliant del comune tro­neg­gia­vano Ala­rico, con­dot­tiero sac­cheg­gia­tore visi­goto, e Hein­rich Himm­ler. Sì, pro­prio il capo delle Ss, che Cosenza ebbe la sven­tura di ospi­tare men­tre lui, il gerarca nazi­sta, andava alla ricerca di quel tesoro di Ala­rico che si dice sia sepolto tra il Crati e il Busento. Il suo fac­cione fece cat­tiva mostra sulla bro­chure. E un mare di pole­mi­che som­merse il sin­daco. E non è finita qui. Per­ché sul mito del tesoro visi­goto, il sin­daco ebbe la geniale idea di invi­tare il tut­to­logo ame­ri­cano, Edward Lutt­wak «per por­tare su Cosenza i droni che Israele uti­lizza per indi­vi­duare i tun­nel di Hamas». In una con­fe­renza stampa alla Camera, Occhiuto ha ora annun­ciato l’ennesima cam­pa­gna scavi.
confluenza tra il fiume Busento e il torrente Caronte, nei pressi della quale si sta cercando il tesoro
Tutta così la sin­da­ca­tura, tra tro­vate stram­pa­late, curiose intui­zioni, lumi­na­rie stra­va­ganti, inter­venti urba­ni­stici radi­cali e poli­ti­che sociali assenti.
Occhiuto ha modi­fi­cato il volto di Cosenza: una piog­gia di milioni per il resty­ling delle tre piazze prin­ci­pali, ma gli oppo­si­tori lo accu­sano di una gestione ami­cale nell’assegnazione dei lavori. Chiusa la Città dei Ragazzi, eva­ne­scente dinanzi ai tanti crolli nel cen­tro sto­rico, Occhiuto ha pri­va­tiz­zato l’antico castello svevo e sta affi­dando ai pri­vati financo il cimi­tero. La tassa sui rifiuti rimane salata e la fra­zione orga­nica e il «tal quale» di Cosenza fini­scono in inqui­nanti disca­ri­che come quella della vicina Celico, in mano ai cro­to­nesi Vrenna, e che le popo­la­zioni lot­tano per chiu­der definitivamente.
Nei con­fronti dei movi­menti, comun­que, «l’archisindaco» ha man­te­nuto un dia­logo che lo ha por­tato a rico­no­scere la fun­zione sociale degli spazi auto­ge­stiti e a requi­sire, in alcuni casi affi­dan­doli agli occu­panti, gli edi­fici con­qui­stati dal Comi­tato Prendocasa.
Un uso misu­rato della forza ha invece impie­gato sui rom: sgom­be­rati dalla barac­co­poli e tra­sfe­riti in una fati­scente ten­do­poli. Il comune li ha poi presi per fame, elar­gendo pochi euro ai capi­fa­mi­glia in cam­bio della pro­messa che se ne sareb­bero andati. Così ha can­cel­lato la decen­nale favela. Ma vee­mente è stata la rea­zione delle oppo­si­zioni di destra e del Pd. Agi­tando il leghi­sta «prima i nostri poveri!», gli autoc­toni hanno pre­teso l’erogazione dello stesso con­tri­buto elar­gito ai rom.
12soc2f02campo rom Cosenza 21 Il campo rom di Cosenza prima dello sgombero
Ma guai a cri­ti­carlo, il sin­daco. Chi ci ha pro­vato è finito male. Ne sa qual­cosa Gabriele Car­chidi. Sul gior­nale on line Iac­chite, di cui è diret­tore, ha pubblicato le deposizioni integrali dei pentiti delle ‘ndrine cosentine, che stanno rivelando alla DDA pre­sunti rap­porti pre-elettorali del sin­daco con i clan. Apriti cielo. Occhiuto si è recato in procura ed ha ottenuto  l’oscuramento del sito. Si sentiva perseguitato dal giornale che gli avrebbe provocato, come si legge nella surreale ordinanza di sequestro, “continui e prolungati stati d’ansia”. Insomma un giornale chiuso per stalking. Alla faccia della libertà di stampa.
Ecco, in que­sto clima Cosenza guarda al voto del 2016. Occhiuto cor­rerà senza i par­titi, men­tre nei sot­ter­ra­nei dem sgo­mi­tano i capi­ba­stone per rice­vere l’investitura da Renzi. A gua­stare i piani potrebbe esser pro­prio la sini­stra. Non più fram­men­tata. E que­sta è già una notizia.
Claudio Dionesalvi, Silvio Messinetti
il manifesto, 7 novembre 2015
http://ilmanifesto.info/a-cosenza-sinistra-unita-contro-larchisindaco-occhiuto/

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