Sonzogni: non sono mai stato bravo a raccontare barzellette

COSENZA – Nel pomeriggio torrido, un freddo allenatore gira intorno al campo. Una scena vista per tutto il campionato si è riproposta ieri a Fuscaldo, dove il Cosenza ha segnato dieci gol nell’ultima amichevole stagionale. Stefano Morrone ha firmato la rete più bella, incornando la palla con un tuffo spettacolare. Il Fuscaldo è dotato di elementi interessanti. Quest’anno è arrivato al secondo posto nel campionato di prima categoria e spera in un ripescaggio. Prima della partita, Giuliano Sonzogni si è allenato come un ragazzino, sempre disposto a dare l’esempio, pure di spingere la squadra ad impegnarsi fino in fondo. Nelle ultime ore, la notizia della sua conferma è rimbalzata per l’ennesima volta. In realtà, spettava solo al lui l’ultima parola. E alla fine il tecnico bergamasco ha detto di essere ancora disponibile a trainare i lupi. Ieri pomeriggio, si è avvicinato un attimo alla ringhiera e si è fatto catturare dal microfono.
Il Cosenza si appresta ad affrontare questa nuova avventura in “B”. Un campionato difficile, quasi quanto la serie “A”, Cosa ne pensa Mister?
«Ci sono dieci o dodici squadre che puntano alla “A”. Ne rimangono otto. Di queste otto, tre o quattro non retrocedono neanche se combinano tutti i guai del mondo. Le altre devono lottare. Noi siamo tra queste. La città, la stampa, il pubblico, la società e noi stessi dobbiamo calarci in questa realtà ed impegnarci per pareggiare questi valori».
Un Cosenza che parte con la massima umiltà…
«Certo. Se sentissi qualcuno dire che il Cosenza vuole andare in “A”, significherebbe che il lavoro di Sonzogni per un anno è stato vanificato ed offeso. E non mi sento di offendere la città, perché ormai mi sono affezionato. Sia io che voi abbiamo impiegato un anno per capirci».
Domenica scorsa ha visto Alzano-Livorno. Una gara dei play off della “C1”, girone “A”.  Esiste una differenza di valori tra i due gironi?
«Ne sono convinto: hanno un ritmo accademico. Se queste squadre giocassero con il Cosenza, non ci sarebbe gara. Il Livorno veniva decantato come un mostro, ma quando l’ho visto sono rimasto abbastanza deluso».
Quest’anno il Cosenza non ha sofferto nei campi piccoli. Da un punto di vista tattico, in serie “B” sarà possibile giocare con maggior respiro?
«Sì, perché nel girone meridionale della “C1” il fattore ambientale incide tantissimo e snatura il risultato delle partite. In “B” non esistono queste strane invadenze, se non nelle ultime gare. Speriamo che nelle giornate finali saremo già mentalmente in vacanza. Nel senso che avremo raggiunto la tranquillità, anche se può capitare di soffrire fino in fondo».
La ricetta di Sonzogni è una squadra di giovani?
«Non esattamente. Ciò che conta è avere a disposizione gente motivata. Ci può anche essere il trentenne, ma deve impegnarsi e piangere quando si perde. Noi abbiamo qualche trentenne sano. Nei giovani è più facile trovare l’entusiasmo. E quest’anno ho avuto giovani sani e “ammalati”. Nel senso che bastava mandarli in panchina e li perdevi. Io voglio diciotto persone che anche quando vanno in tribuna tifano per i compagni che stanno giocando».
Da cosa dipende il feeling tra lei e la tifoseria?
«A Cosenza hanno capito che nel calcio, come in tutte le professioni, conta la serietà. Non racconto barzellette e mi auguro che il pubblico mi sappia accettare. Comunque, cercherò di migliorare nei rapporti con i tifosi e la stampa. Ma non aspettatevi che Sonzogni venga a fare piroette, perché non fa parte della sua natura».
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 7 giugno 1998

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