Per la V edizione del Concorso Nazionale di poesia dedicato al prof. Vincenzo Bonazza

Fagnano Castello.
Dal 2007, da quando il capitalismo ha prodotto e commercializzato uno strumento che in un’unica apparecchiatura concentra il telefono, la videocamera, il computer e altre funzioni tecnologiche, riversiamo gran parte delle nostre esistenze nei dispositivi mobili digitali.
Un flusso continuo di messaggi, testi e immagini, spesso slegati sul piano del senso e della significazione, si sovrappone alle azioni quotidiane e confluisce in un fluido contenitore che surroga la vita stessa.
Captiamo discorsi, scattiamo foto, li giustapponiamo senza fonderli. Viaggiano insieme dimensioni parallele: “Sono a lutto per la perdita di una persona cara…  guardate la torta che ho appena sfornato… forza ragazzi… il mio cane ha fatto i cuccioli… ecco uno scatto che ricorda quando ci fidanzammo… ho un’opinione tutta mia sulla guerra in Palestina… guardate le mie gambe depilate”.
Vincenzo Bonazza inventò, intravide, sperimentò, tutto questo, almeno con una ventina d’anni di anticipo.
Salute!… stiamo parlando… ehm… dovevi vederla a lei coi ragazzi… alla piscina… stiamo parlando che ‘Ntonio non si vuole ammogliare con una del paese… ‘Ntonio ‘Ntonio… piglia le sedie gioia… oh che!… non siamo al parlamento… qui… sedetevi… sedetevi… c’è posto per tutti… ehm ehm ehm… se la trova lì che c’entra… svizzera africana o cinese che c’entra il matrimonio è sempre un affare…
(tratto da “Viaggio in Italy” di Vincenzo Bonazza)
Salute… stamu parrannu… a vidiesi a diddra chi i quatrari a ra pas… piscina… stamu parlannu ca ‘ntonio u ‘nsi vo spusà a ru paisu… ‘ntò… ntò… pigli i seggi joi i mamma… e mica simu a ru parlamientu cca… siditivi posti cci nnè pi tutti… hebbèh sa trova ddra… chi bbo di… ‘na sbizzera ‘na fricana ‘na cinesa… u matrimoniu sempri ‘naffaruni ghe…
(tratto da “Fagnanesi” di Vincenzo Bonazza)
La deflagrazione del discorso narrativo, in Vincenzo Bonazza, preludeva alla crisi della narrazione di cui oggi ci parla il filosofo coreano Biung-chul Han. Consapevole di quanto artificioso fosse lo storytelling di una letteratura sempre più orientata alla commercializzazione del prodotto funzionale all’industria editoriale, lo scrittore fagnanese ricorse alla strumentazione già in uso presso autori come lo statunitense William Burroughs, con lo sguardo rivolto alle neoavanguardie di cui Bonazza era parte attiva.
Oggi, mentre siamo in procinto di delegare alla macchina, cioè alla cosiddetta intelligenza artificiale, anche la composizione artistica e molto altro, l’intuizione di Bonazza, la sua poetica, può tornare a costituire, oltre che una chiave di interpretazione del presente, una soluzione di resistenza e al tempo stesso una modalità per dialogare con la macchina stessa.
Claudio Dionesalvi

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