L’ultimo saluto a Bianca

Bianca Lucy non ce l’ha fatta. La dodicenne è deceduta domenica scorsa. Inutile il trapianto di midollo. Inutile il ricovero all’ospedale Riuniti di Reggio Calabria. I suoi occhi di bambina hanno ceduto al buio di una malattia terribile, forse la peggiore di tutte. La leucemia è andata avanti nel corso degli ultimi quattro anni. Un morbo cieco e imprevedibile, capace di azzerare le difese immunitarie nel giro di pochi giorni. Il nome di Bianca resterà impresso nella storia civile dei cosentini.
Nel ‘95, quando i medici scoprirono che la giovanissima rom era affetta da una grave patologia, scattò una campagna di solidarietà senza precedenti. Arci e Cgil furono le prime firme di una sottoscrizione di massa, alla quale aderirono migliaia di cittadini. Intorno alla famiglia indigente  della sfortunata bambina si strinsero associazioni, gruppi cattolici di base, persone intenzionate a sostenere economicamente le spese necessarie per curare Bianca. In pochi giorni vennero raccolti circa trenta milioni. La leucemia non può essere combattuta vivendo in mezzo ai topi e all’umidità. Grazie a quella cifra, i Bevilacqua poterono lasciare l’abitazione fatiscente ed umida in cui vivevano, per trasferirsi in un appartamento nella zona centrale di Cosenza. Tuttavia, non fu facile trovare una casa in affitto. I pregiudizi che da decenni esistono intorno ai rom crearono non poche difficoltà agli operatori sociali che si attivarono immediatamente nel tentativo di garantire una sistemazione dignitosa alla bambina e ai familiari. Anche l’amministrazione comunale diede il suo contributo: 800mila lire al mese per sostenere l’affitto. Una volta con le spalle al coperto, Bianca venne affidata agli arnesi della scienza. Il viaggio della speranza si risolse con un parziale successo. La salute della bimba è andata migliorando. Le persone che avevano lottato insieme a lei ricominciavano a sperare. Ma negli ultimi mesi, improvvisamente, la fortuna ha abbandonato la piccola. Le sue condizioni hanno ripreso ad aggravarsi. E per un tiro mancino della sorte, la famiglia Bevilacqua recentemente è stata sfrattata. Ma questa volta, gli appelli e le richieste d’aiuto non sono stati raccolti. La malattia è stata più rapida della volontà umana, il corpicino si è indebolito. Domenica scorsa si è arreso. Ieri pomeriggio, nella chiesa di San Gaetano, ai funerali, erano presenti centinaia di persone. Nella folla commossa, anche volti noti della vita pubblica cittadina, che hanno voluto salutare per l’ultima volta la piccola Bianca.
PENSIERI
La morte meriterebbe il silenzio. Ogni commento può suonare insignificante di fronte all’infinito mistero di un evento così avvolgente. Ma davanti alla vicenda della piccola Bianca, ognuno deve passarsi una mano sulla coscienza. I promotori del comitato pro-Bianca Lucy hanno fatto veramente di tutto. Anche Palazzo dei Bruzi, quattro anni fa, ha cercato di annullare i disagi derivanti dall’estrazione sociale della bimba. Ma sono accaduti anche episodi che ricordano quanto sia labile il confine tra esseri umani e bestialità.
Quegli affittacamere, che più volte hanno sbattuto le porte in faccia alla famiglia di Bianca, meriterebbero di essere esposti al pubblico disprezzo. Quei “colleghi della stampa”, che non esitarono a sottolineare il legame di sangue tra la bambina e un suo parente arrestato per furto (mai commesso), hanno sulle spalle il peso di aver reso più arduo il lavoro di chi lanciò la campagna di solidarietà. E infine, quegli assistenti sociali, spesso troppo scontrosi, rintanati negli uffici ad aspettare il 27 del mese, dovrebbero recuperare un pizzico di sensibilità e ricordare che il loro lavoro, in fondo, è anche una missione.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 3 novembre 1999

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