«La tettoia del carcere la vorremmo fare noi»

«Solo chi ha visto l’inferno del carcere da vicino può comprendere le sofferenze delle famiglie dei detenuti, costrette a subire una situazione insostenibile». Tonino, 38 anni, ha la voce calda, tipica di chi è stato “dentro”. «Ho chiuso il mio conto con la  giustizia – dice -. Oggi vivo un’esistenza normale, ma la legge è una brutta bestia. Stanno per privarmi della patente, perché in una segnalazione di polizia è scritto che mi accompagno a pregiudicati. In realtà, è falso. Dal 1984 non ho più problemi con la legge, eppure vengo sottoposto a continue restrizioni della libertà. Ho aderito a questa cooperativa, perché spero che conquistando un posto di lavoro, la giustizia mi lascerà in pace». Ma il pensiero di Tonino, come quello degli altri soci della “Libertà”, va a quanti sono rimasti in carcere. «Vogliamo lanciare una proposta al Sindaco e al direttore della casa circondariale di via Popilia – dice il presidente Bevilacqua -. Siamo disposti a lavorare volontariamente nel mese di gennaio, per la realizzazione della tettoia all’esterno del carcere di Cosenza. Inoltre – aggiunge Sestino, attualmente in semilibertà – vorremmo costruire una fontanella all’esterno del carcere per dare ai familiari la possibilità di bere un sorso d’acqua durante le estenuanti ore d’attesa». La proposta di costruire una tettoia era stata rilanciata dal Sindaco, nel corso della sua ultima visita ufficiale alla casa circondariale. «Infine, una volta che il nostro progetto sarà avviato – conclude Franco – siamo disposti a prestare una giornata lavorativa gratuita al mese per la pulizia esterna del piazzale del carcere».
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 5 gennaio 1999

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