Claudio Metallo fa e ha fatto un sacco di cose. Prima tra tutte è stata nascere a in provincia di Cosenza. E poi è diventato documentarista. Ha collaborato con Al Jazeera e Raitre, e realizzato più di trenta tra documentari e cortometraggi. Non stiamo a elencarveli tutti, ma ha anche vinto diversi premi, quindi un giro sul suo canale Vimeo fatevelo, che ne vale davvero la pena. Un’altra cosa che ha fatto, però, è stata anche leggere tantissimo e iniziare a scrivere. Dopo lunghe ricerche Claudio Metallo ha finalmente trovato l’editore giusto: Casasirio. Casasirio infatti ha pubblicato il primo romanzo di Claudio Metallo, Come una foglia al vento – Cocaine bugs disponibile qui in lettura gratuita in streaming su Yeerida, e anche il suo nuovo romanzo Vangelo di Malavita, disponibile qui. Ora godetevi questa bellissima intervista.
Ciao Claudio Metallo, potresti raccontarci come hai deciso di scrivere?
La mia grande passione è la lettura, ma sono un documentarista e ho sempre raccontato storie positive della mia terra, la Calabria. Cerco di dare tutto lo spazio alle storie che mi vengono raccontate e, anche se questa è una limitazione creativa, la accetto volentieri. Un esempio che mi viene subito di fare è quello di Rocco Mangiardi tra i protagonisti del documentario ‘Un pagamu – la tassa sulla paura, girato con Nicola Grignani e Miko Meloni. Rocco è stato il primo commerciante di Lamezia Terme a denunciare i suoi estorsori in tribunale e, ci ha concesso la sua prima intervista. Un documentarista deve mettersi a disposizione di queste persone. Con la scrittura posso dire quello che voglio, evitando anche querele, che spesso rivelano grande creatività!
Quali sono gli autori a cui ti ispiri o che ti hanno influenzato maggiormente?
Leggo e vedo di tutto. Mi piace molto Hunter Thompson, ma anche Sepulveda o Soriano. Amo Saramago e Pamuk, ma se mi date un libro come ‘Il primo giorno della tartaruga’ di Sirio Lubreto, lo leggo in tre ore.
Qual è il momento in cui preferisci scrivere, la tua atmosfera preferita?
Scrivo o mi appunto storie dove e quando capita. Ricordo di aver scritto gran parte di un mio racconto in una birreria di Pavia, mangiando un panino con il seitan.
Qual è il tuo libro classico preferito?
Sparo tre titoli non proprio classici: ’Paura e disgusto a Las Vegas’ di Thompson, ‘Il giorno della civetta’ di Sciascia, ‘Uomini e no’ di Vittorini.
Dacci un consiglio di lettura. Proponici un romanzo contemporaneo che hai letto di recente e ti è piaciuto particolarmente.
‘Happy birthday, turco’ di Jacob Arjouni (Marcos y Marcos) è bellissimo. ‘B.D.D. romanzo degli anni zero’ di Claudio Dionesalvi (Coessenza) e poi ‘Full Time Blues’ di Antonio Festival (Magmata) che tra l’altro è in ristampa.
Pensi che scrivere sia un’attività più artistica o più intellettuale?
Penso che sia un’attività intellettuale. Puoi scrivere dopo aver bevuto una bottiglia di slivovice, ma la scrittura richiede metodo, passione, continuità, autorganizzazione e un po’ di autodisciplina. Maradona nel suo libro sul mondiale del 1986, racconta di essersi allenato come un pazzo per arrivarci in forma. Nei due gol all’Inghilterra c’è tutto. Potrebbero essere una sintesi di cos’è la scrittura.
Negli ultimi 10 anni abbiamo visto esplodere il fenomeno del selfpublishing. Sembra che tutti in fondo vogliano essere, o quantomeno dirsi, scrittori. Secondo te perché?
Il D.I.Y. (Do It Yourself) o l’autoproduzione sono modi per sfuggire a meccanismi economici e umani talvolta brutali e a quelle case editrici che funzionano come tipografie e pubblicano a pagamento. Che interesse ha un editore che hai già pagato a promuovere il tuo libro? Che tutti vogliano fare gli scrittori mi fa venire in mente che tutti sono fotografi, videomaker, webmaster e amministratori.
Di cosa tratta il tuo romanzo in uscita?
Racconta la storia di due ragazzi che nascono nello stesso paese. Uno di loro è figlio di una famiglia della manovalanza della ‘ndrangheta e l’altro di una della borghesia mafiosa. Le vite s’intrecceranno, essendo due facce della stessa medaglia o, per citare ‘Il padrino’, della stessa ipocrisia.
Quanto è importante leggere per scrivere?
Se non leggi non puoi scrivere, se non guardi film non puoi fare film.
Quanti libri leggi in media al mese?
Tanti. Ho quasi sempre un saggio e un romanzo tra le mani contemporaneamente.
Quale consiglio daresti a un giovane che vuole intraprendere la carriera di scrittore?
Impara ad ascoltare, se non sei ricco trovati un lavoro, scrivi di cose che conosci, non pubblicare mai, e dico mai, a pagamento.
Cos’è che ami di più dell’essere scrittore e cosa odi di più?
Amo la possibilità di raccontare fatti che ho sentito in giro, davanti a un bicchiere di vino o per strada. E anche restituire ad alcuni personaggi reali una piccola giustizia raccontando la loro storia. L’odio lo lascio per cose più importanti.
copy.yeerida.com
3 ottobre 2017
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