Una misericordia che abbatta l’intolleranza

Ero straniero e non mi avete accolto…” Forse mai, come nell’ultimo anno, la Chiesa cattolica apostolica romana, in tempo giubilare, ha dovuto affrontare il problema dell’applicazione dei principi evangelici nella vita quotidiana. C’è una distanza abissale tra il cristianesimo formale e quello di fatto. Intere parrocchie insorgono contro profughi e rifugiati, le realtà di base faticano ad assorbire l’enorme domanda di conforto che arriva da tante persone impoverite dalla crisi economica strutturale.
L’italico familismo si conferma un boomerang. Ha tenuto insieme la società per secoli, è stato il plurisecolare fondamento dei legami sociali. Eppure si è rivelato anche causa di fenomeni nefasti come le mafie e il malgoverno. Oggi quel che resta della famiglia italiana avverte la minaccia di nuovi “invasori”, finge di non sapere che i migranti sono donne, vecchi e bambini sfuggiti alle guerre, in cerca di una condizione di vita dignitosa. Il neoliberismo e i governi fittizi che esso manovra in Europa, lasciano entrare i migranti dopo incredibili fatiche, per poi confinarli nelle periferie delle metropoli e nei recessi delle nostre campagne. Il neoliberismo alleva la xenofobia dilagante che permette di sfruttare meglio questi corpi sballottati. E la cosiddetta “società civile” italiana come reagisce? Lasciandosi trasportare dall’ondata razzista, invocando l’intervento securitario di quella stessa classe politica che ci ha immiserito e oggi è complice della devastazione degli ecosistemi locali. Lo dicono le statistiche: i popoli più intolleranti sono irlandesi e italiani, che però sono anche i più sedicenti cattolici.
Non importa che si tratti di un’operazione di restyling della Chiesa degradata o di sincera adesione al messaggio di Gesù; il dato sostanziale è che Papa Bergoglio sta provando a indicare un cammino. Lo ha fatto nella scorsa estate, all’indomani dei sanguinosi episodi che hanno scosso la Francia, quando ha ribadito che non esistono guerre di religione. E che gli unici conflitti, su questo pianeta, sono scatenati dalla sete di denaro e potere. Ha proseguito abbracciando, non solo idealmente, le sofferenze di anziani, tossicodipendenti, malati, profughi e detenuti. Difficile restare indifferenti di fronte alla sua predicazione e ai messaggi che lancia. Persino un non credente come me, cresciuto in una famiglia cattolica e allontanatosi dalla fede sul crinale dell’adolescenza, riflette spesso sulla predicazione di questo pontefice che di certo non è comunista, ma senza dubbio rimane voce pressoché isolata nel condannare il neoliberismo e la “religione” della finanza.
Rimane allora da capire come interpretare la misericordia, in quale forma vivere l’incontro con l’Altro, che anche per quanti non credano in una dimensione ultraterrena, può significare l’adozione di una condotta d’esistenza in armonia con la vita quotidiana, approccio gioioso alla natura di cui siamo parte. Nei bambini rom, tra gli occupanti di case, con i ragazzini che una famiglia non ce l’hanno, ritrovo in parte l’energia solidale che mio padre, deceduto trent’anni fa, mi ha trasmesso. Mi rincuora constatare che nel nostro territorio operano figure umane come don Francesco Savino, un uomo che apre ai più deboli le porte di una chiesa per troppo tempo aperta quasi esclusivamente ai notabili e ai formalismi borghesi. Coltivo la speranza che il suo messaggio si riproduca. E che la cultura dell’accoglienza e il rispetto della dignità tornino a essere patrimonio non solo dei sinceri cristiani, ma anche di tutti gli esseri viventi che si definiscono “persone”.
Claudio Dionesalvi
“l’Abbraccio”, dicembre 2016, n° 12

No Comments Yet.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *