A proposito di inverosimili ospedali e metropolitane poco leggere.
“Che meraviglia se le macchine ci rubassero il lavoro”
Noam Chomsky
In questi giorni i politici cosentini sono impegnatissimi a promettere la realizzazione di nuove imponenti opere pubbliche come l’ospedale di Vaglio Lise e la metropolitana leggera. Ma tra quelle già esistenti, tutte funzionano? E a cosa sono servite queste opere “pubbliche”?
A poche decine di metri dal fiume riposa il cantiere ultra-longevo del planetario. Qui i lavori sono in corso. E meno male! La strumentazione che servirà a metterlo in funzione, giace da tanti anni in un magazzino, è costata centinaia di migliaia di euro e tra poco diverrà inservibile perché tecnologicamente superata. Rischierà di essere impraticabile la manutenzione, e impossibile risulterà il reperimento degli eventuali pezzi di ricambio.
La piscina comunale dimenticata, realizzata nella zona del parco fluviale, è un’altra perla nella collana delle strutture inutilizzate nell’area urbana.
A Cosenza Vecchia, in Vico Padolisi, le scale mobili realizzate dalla giunta Perugini-Ambrogio sono costate 700mila euro. Non funzionano e stanno cadendo a pezzi.
Se c’è un’opera sproporzionata rispetto ai costi e al suo effettivo utilizzo, è la stazione di Vaglio Lise. Tutti i progetti di rilancio, sbandierati dalle varie amministrazioni, continuano a rimanere amare chimere. Ma il vero scandalo è il degrado progressivo di alcune aree della stazione.
Fu la giunta PD Perugini-Ambrogio a lanciare la crociata della privatizzazione della Città dei Ragazzi, che dall’anno scorso è oggetto di lavori per un milione di euro: 500mila per la ristrutturazione degli spazi e 500mila per l’impianto fotovoltaico. Negli ultimi tre anni, al di là di alcune interessanti ma episodiche iniziative realizzate dalle tre società concessionarie che sono riuscite a tenerla in piedi basandosi quasi esclusivamente sulle proprie forze, la struttura non ha potuto erogare tutti i servizi che offriva in passato, a causa della riduzione dei fondi disponibili. Al di là di chi vincerà le prossime elezioni amministrative, non esistono certezze sul futuro. Potrà mantenersi in funzione solo col ricavato dei ticket pagati dalle famiglie dei giovani utenti?
Nell’universitàdella Calabria esistono scheletri in cemento privi di qualsiasi costrutto. Intanto si pensa di collegare l’Unical al centro cittadino mediante una metropolitana leggera. Ma a cosa servirà un’infrastruttura così rilevante, se ogni giorno migliaia di persone vi si recano in macchina? Bisognerebbe perlomeno chiudere l’area di Arcavacata al traffico automobilistico. E alla luce del populismo dei nostri amministratori, ciò appare alquanto improbabile.
Nel decennio scorso, spendendo i fondi del Pon sicurezza, fu avviato il progetto di installazione delle telecamere a circuito chiuso nel centro della città. Costarono un milione di euro. Mai messe in funzione!
Quando in seguito all’incendio della baraccopoli di Vaglio Lise, numerose famiglie rom furono ospitate all’interno del palazzetto dello sport di Casali, in tanti protestarono per la perdita di questa importante struttura sportiva. Oggi nessuno denuncia lo stato d’abbandono in cui versa l’impianto di Casali. Ma esistono vandali peggiori degli amministratori che hanno lasciato il palazzetto in queste condizioni?
Qualche settimana fa il premier Renzi è venuto a Cosenza per inaugurare il distretto della Cybersecurity presso la sede delle poste vecchie. Ufficialmente il distretto è impegnato nella “ricerca industriale” e nello “sviluppo di soluzioni innovative”. Le attività di ricerca sono dedicate alla “sicurezza informatica”. Ai giornalisti che volevano documentare da vicino i risultati del progetto, proprio “per motivi di sicurezza” è stato vietato di visitare le stanze in cui è in corso di realizzazione. C’è da augurarsi che non si tratti di un nuovo clamoroso mega-flop digitale. Non sarebbe la prima volta, nella regione del famigerato Piano Telematico Calabria e del Consorzio per la Ricerca e le Applicazioni di Informatica.
Il presidente della Regione, Mario Oliverio, è tra i più accaniti sostenitori del progetto metropolitana leggera. Oliverio è uno dei tanti che fingono di non sentire, quando si fa presente che la Calabria è la capitale delle incompiute. Questa è la Sila-Sibari, uno dei suoi ricorrenti cavalli di battaglia nelle numerose campagne elettorali di cui è stato protagonista. Decenni di progettazione, finanziamenti e promesse. Al momento rimane l’ennesimo cantiere permanente.
E visto che è lui il governatore della Calabria, chissà quando si deciderà a governare il cantiere fantasma della SS 534 Firmo-Sibari, bloccato dallo scontro tra Anas e Vidoni, la società vincitrice della gara d’appalto. Mancano pochi mesi alla scadenza programmata per la fine dei lavori. Poi i soldi torneranno all’Unione Europea. Tutto fermo!
Tre questioni e altrettante domande alla cittadinanza e ai malgovernanti locali:
Piuttosto che continuare a spendere soldi pubblici che finiscono nelle casse delle imprese edili dei compari degli amici dei parenti al servizio delle famiglie politiche cosentine, invece di inseguire opere inutili, costose, difettate o destinate all’abbandono, non sarebbe più opportuno mettere in funzione e potenziare ciò che già esiste? E davvero dobbiamo rispondere sempre “sì” ai marpioni che dicono: “O si spendono i soldi di questo finanziamento oppure tornano indietro”? Visto che non spetta a chi vive in Calabria scegliere cosa fare dei fondi su sanità e trasporti, perché poi dovrebbero lasciarci decidere e vigilare sull’esito di progetti come la metro leggera (cosiddetta “tramvia”)?
Non sarebbe più opportuno migliorare i collegamenti già esistenti tra Rende e Cosenza, imporre il rispetto delle regole agli automobilisti e magari unire viale Mancini e viale Principe?
In materia di progetti sull’edilizia ospedaliera, non sarebbe preferibile assumere medici e infermieri, riaprire i presidi sanitari chiusi nei centri periferici e acquistare nuove preziose strumentazioni per l’ospedale dell’Annunziata?
PS – un po’ di quesiti “ideologici” – Una convinzione regna tra gli spudorati seguaci del neoliberismo e del babbuino-progressismo: chiunque si opponga a nuovi strabilianti progetti calati dall’alto, secondo loro, sarebbe portatore di una mentalità “medioevale”. Dimenticano però, questi signori, che il medioevo contemporaneo in cui viviamo, è proprio il frutto acido dell’incondizionata fiducia nelle “magnifiche sorti e progressive”. Duecento anni di storia dovrebbero avercelo insegnato.
Ma davvero il “cambiamento” deve passare a tutti i costi per i cantieri? Si può ancora immaginare un cambiamento migliorando la qualità del cibo, sperimentando nuove soluzioni terapeutiche per le malattie più gravi, innovando la didattica nelle scuole, potenziando le fonti energetiche rinnovabili, usando in modo sociale le reti telematiche? Oppure chiunque non creda nel loro “cambiamento”, quello basato sui cantieri e sulla velocità, deve sentirsi apostrofare come troglodita?
Claudio Dionesalvi
www.iacchite.com
Precedenti articoli e materiali su malaffare, metro leggera e incompiute di Calabria:
Leave a Reply